Uomo e altri animali. Credo che sia questo l’incipit giusto per un articolo che parla di etica animale ed etologia. Uomo, come gli altri animali. Non più, non meno. Esattamente come gli altri animali, come il bue, lo scimpanzé, la farfalla, il verme, il delfino e l’aquila reale. Per quanto questo concetto faccia fatica a insediarsi nella nostra mente, noi siamo animali.
A livello tassonomico e biologico non siamo diversi dagli animali che mangiamo, che teniamo in gabbia, che utilizziamo come cavie e a cui mettiamo il guinzaglio. In questa rappresentazione dell’albero filogenetico di tutti i regni degli esseri viventi (vedi figura), noi siamo solo una linea invisibile che sparisce tra tutte le altre.
“You are here”, in un geniale e sarcastico tentativo di ridimensionare i nostri Ego. Tu sei qui, umano. Umano che ti credi superiore. Umano che distruggi. Umano che modelli l’ambiente a tuo piacimento, credendo che non ci saranno conseguenze. Tu sei qui. In mezzo a tutti gli altri. Non sei migliore, non sei più grande. Sei diverso. Così come un ragno è diverso da una libellula. Così come una primula è diversa da un cactus.
Tu, essere umano, sei un animale!
E dovresti andarne fiero. Perché a volte quello che riteniamo “bestiale” è parecchio più morale di quello che riteniamo “umano”. Come diceva Einstein «L’uomo ha inventato la bomba atomica, ma nessun topo al mondo costruirebbe una trappola per topi».
Un animale “strano”
E sicuramente noi esseri umani siamo un animale speciale. L’unico animale che invece di adattare la propria etologia e la propria biologia all’ambiente, fa l’esatto opposto: adatta l’ambiente a sé stesso.
Questo è stato per noi innovativo, vincente, fenomenale. Questo ci ha permesso di creare invenzioni e strutture che nessun altro animale sulla Terra sarebbe mai stato capace di fare (forse!).
Abbiamo adattato l’ambiente in base ai nostri bisogni, inventando la plastica, i farmaci, la tecnologia, i pesticidi. Tutto questo, oggi, ci sta portando alla distruzione del Pianeta. Ci stiamo riempiendo di trappole per topi, in una visione antropocentrica e a breve termine in cui l’unico bene che perseguiamo è un bene vicino, facile e poco duraturo.
Abbattiamo gli alberi per costruire autostrade. Autostrade che permettono ad ambulanze di raggiungere nel più breve tempo possibile l’ospedale, dove qualche bambino sarà in pericolo per una crisi respiratoria a causa di un’allergia o di un’intossicazione o forse per un tumore ai polmoni o al fegato. E così cercheremo le cure più innovative, le ambulanze più veloci e le autostrade più brevi.
Eppure, forse, sarebbe bastato evitare di disboscare, di inquinare i nostri raccolti e di uccidere i nostri animali.
Forse, se avessimo sempre vissuto con rispetto delle nostre acque, delle nostre coste e delle nostre montagne, non ci troveremmo oggi ad avere un tasso di malati di tumori più alto di sempre.
Il più intelligente?
E allora la domanda viene spontanea: siamo davvero noi la specie più intelligente del mondo? Intelligente rispetto a chi? A fare cosa? Siamo davvero noi la specie superiore? Superiore rispetto a chi? Nel fare cosa?
Gli scienziati dell’Università di Adelaide sostengono che stanno emergendo prove che suggeriscono che alcuni animali hanno effettivamente facoltà cognitive superiori a quelle possedute dall’uomo.
«Per millenni, tutti i tipi di autorità, dalla religione a eminenti studiosi, hanno ripetuto la stessa idea fino alla nausea: che gli esseri umani sono eccezionali in virtù e che sono i più intelligenti nel regno animale» afferma il dottor Arthur Saniotis, antropologo sociale all’Università di Adelaide.
Per il professore «la convinzione della superiorità cognitiva umana si è radicata nella filosofia e nelle scienze umane. Persino Aristotele, probabilmente il più influente di tutti i pensatori, ha sostenuto che l’uomo era superiore agli altri animali a causa della nostra esclusiva capacità di ragionare. Tuttavia, la scienza ci dice che gli animali possono avere facoltà cognitive che sono superiori agli esseri umani»(*).
Secondo Maciej Henneberg, professore di antropologia e anatomia comparata presso l’Università di Adelaide, «un altro fattore che ha contribuito alla nostra convinzione è stata la nostra fissazione per la tecnologia e il linguaggio, che ci hanno portato a sottovalutare le diverse intelligenze detenute dagli animali. Questi includono l’intelligenza sociale e cinestetica. Alcuni mammiferi, come i gibboni, possono produrre un gran numero di suoni diversi: oltre 20 suoni differenti con significati chiaramente diversificati che consentono a questi primati arboricoli di comunicare attraverso le chiome delle foreste tropicali. Il fatto che non costruiscono le case è irrilevante per i gibboni».
(*) Saniotis, Arthur et al. “Neuro-hormonal Regulation Is a Better Indicator of Human Cognitive Abilities Than Brain Anatomy: The Need for a New Paradigm”. Frontiers in neuroanatomy. Jan. 2020.
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