Gli squali sono animali complessi, intelligenti, fondamentali per la stabilità degli ecosistemi marini. Ciononostante, ancora oggi godono di pessima fama presso il grande pubblico. Il motivo di questa impopolarità è legato alla classica immagine di predatori sanguinari, oltre che all’erronea convinzione che si tratti di animali di scarsa intelligenza. E così ancora oggi, in buona parte del mondo, questi pesci vengono cacciati e uccisi, talvolta per l’utilizzo esclusivo delle pinne per scopi alimentari, mentre tutto il resto del corpo viene scartato e, di conseguenza, sprecato.
Un importantissimo lavoro di sensibilizzazione su questi animali, sulla loro importanza ecologica e anche sulla loro intelligenza venne compiuto da una scienziata americana, Eugenie Clark (1922-2015). La zoologa americana, originaria di New York, si dimostrò sin da giovanissima affascinata al mondo sottomarino, con una particolare attenzione dedicata proprio agli squali. La scintilla che fece scattare la passione fu una visita all’aquario della Grande Mela, e anche le avventurose esplorazioni del celeberrimo oceanografo William Beebe diedero un’ulteriore spinta al suo desiderio di conoscere i misteri del mare.
Dopo la laurea in zoologia, Eugenie decise di proseguire nel campo della ricerca. La sua domanda di iscrizione alla Columbia University venne però rifiutata. Ai tempi, le donne in ricerca dovevano fronteggiare disparità di trattamento non indifferenti, e la commissione negò la sua richiesta temendo che a un certo punto avrebbe abbandonato la carriera scientifica per dedicarsi alla vita familiare. Clark non si diede per vinta e proseguì con gli studi alla New York University, per poi collaborare come ricercatrice presso alcuni dei più importanti centri di biologia marina degli Stati Uniti. Viaggiò e partecipò e esplorazioni in varie parti del mondo, in particolare nell’oceano Pacifico.
La celebrità arrivò nel 1953 con il suo primo libro divulgativo, Lady with a spear. Grazie al contributo dei magnati della famiglia Vanderbilt, che conobbero e apprezzarono il suo lavoro, due anni dopo nacque un centro di ricerca creato su misura per Eugenie, il Cape Haze Marine Laboratory. Il centro divenne ben presto un punto di riferimento nel campo delle ricerche sulla biologia degli squali e di altri pesci, e collaborò attivamente con svariate istituzioni, organizzando spedizioni oceanografiche e conducendo ricerche sugli ecosistemi marini. Dal 1968 Clark iniziò a insegnare all’università del Maryland.
Attiva nel campo della ricerca fino alla sua morte (arrivata solo a 92 anni), Clark fornì contributi importantissimi alla nostra conoscenza del mondo degli squali: fu la prima a osservare, a Isla Mujeres nei Caraibi, grandi gruppi di squali riposare in anfratti sottomarini, sfatando così il mito che questi animali dovessero nuotare costantemente per respirare. Fu la prima a insegnare agli squali in cattività a compiere determinate azioni, come ad esempio premere un pulsante col muso, in cambio di una ricompensa. Dimostrò come la mente di questi animali fosse molto più complessa di quanto ipotizzato in precedenza. Scoprì inoltre che la sogliola di Mosè (Pardachirus marmoratus) produceva naturalmente un repellente per squali, che venne in seguito utilizzato per evitare rischi per gli umani nei loro incontri con questi animali. Fu anche attiva nel campo della comunicazione e della sensibilizzazione, promuovendo un’attiva tutela degli ecosistemi marini. A Clark vennero dedicati i nomi di nuove specie di squali (come ad esempio lo spinarolo di Genie, Squalus clarkae, scoperto nel 2018 nel golfo del Messico) e di altri pesci, e venne premiata con numerosi riconoscimenti accademici e titoli onorifici. Ancora oggi viene ricordata col soprannome di Shark Lady, la “signora degli squali”.
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