Il senso dell’impresa, quello vero, dovrebbe essere costituito dalla capacità dell’imprenditore di produrre ricchezza per sé, creando nel contempo benessere per il territorio e per quanti concorrono al funzionamento e al successo di un’attività. La condivisione con il cosiddetto capitale umano dei benefici non è soltanto una forma di apertura ma rappresenta la volontà di coniugare etica con risultato, profitto con coinvolgimento trovando un mix vincente. Specie in una società come quella attuale dove tutto sembra aver confini sociali sempre più stretti e dove lo spazio di condivisione si è molto ridotto, tolto qualche esempio dato da alcuni imprenditori illuminati. Uno dei primi fra gli appartenenti alla categoria, decisamente in contro tendenza rispetto ai suoi tempi, fu Adriano Olivetti, amministratore dell’omonima azienda di famiglia che fu imprenditore non solo di successo, con grande genialità, ma anche di grande umanità e cultura, animato da una volontà di trovare un equilibrio redistributivo con quanti erano stati una componente della sua fortuna. Un’idea di comunione che non ebbe tanti imitatori nel corso del secolo scorso ma che tracciò un solco chiaro e netto, dimostrando che si poteva redistribuire ricchezza e cultura, pur nel rispetto dei ruoli, per cercare di sostenere il progresso sociale, obiettivo ancor’oggi perseguito dalla sua fondazione.
La fondazione per gli animali
Il concetto di comunione, non solo di intenti ma anche di risorse economiche, è quello che ha recentemente mosso Pier Giovanni Capellino, proprietario e fondatore di Almo Nature che ha pensato di ringraziare in modo tangibile i consumatori finali dei suoi prodotti: gli animali. Così ha preso carta e penna e ha deciso di creare una fondazione che porterà il suo nome alla quale saranno devoluti, dal primo gennaio di quest’anno, tutti gli utili dell’azienda. Una fondazione che avrà dei compiti ambiziosi, destinati a incrementare il benessere di cani e gatti, ma non solo. Fra le attività di charity previste dalla fondazione e fra i molti progetti che sembrano essere stati messi in cantiere ce ne sono alcuni che riguardano specie animali che non sono mai state fra i consumatori finali dei prodotti dell’azienda, che come tutti sanno produce prodotti destinati all’alimentazione di cani e gatti. Animali domestici che con noi dividono la loro vita donandoci affetto e compagnia, proprio come successo a Pier Giovanni Capellino che racconta come «… tutto cominciò vivendo con i miei gatti Shabbat e Chocolat, i miei cani Shang, Yanga e Dottor Salento. In particolare quest’ultimo è stato il primo a ispirarmi, sia per la filosofia che per i prodotti, grazie ai suoi gesti e alla sua attitudine. Dottor Salento era la mente, io ho dato voce alle sue idee».
Rimettere in circolo il capitale
Così nelle casse della fondazione dal 2018 entreranno gli utili derivanti dall’azienda e questo permetterà di poter far conto, euro più euro meno, su un budget annuale di circa dieci milioni di euro, una cifra importante che correttamente impiegata consentirà di poter mettere in cantiere diversi progetti. Sono davvero molti gli ambiziosi impegni che questa nuova realtà si pone e spaziano davvero attraverso diversi settori che connotano i nostri rapporti con gli animali, domestici o meno. I più affascinanti, senza nulla togliere agli altri, sono quelli che riguardano i predatori, come i lupi e gli orsi ma non solo, con i quali lo spazio di convivenza deve essere gestito fondandolo su una base solida, creata sul rispetto e sulla consapevolezza della loro importanza per la biodiversità. I predatori, nonostante quello che molti credono influenzati da cattiva stampa e da interessi che non sono incentrati sull’interesse collettivo, rappresentano uno strumento indispensabile per tutelare la biodiversità e per garantire l’equilibrio ambientale che è alla base di ogni principio di corretta gestione. In un momento in cui i lupi sono sotto i riflettori, ma anche nel mirino di quanti li vorrebbero veder scomparire dal nostro futuro, anche se, per fortuna, non rappresentano la maggioranza del paese.
Un ciclo virtuoso
Il progetto “Farmers&Predators” portato avanti dalla fondazione sarà attuato attraverso due azioni: la prima, “Reduce the Conflict” parte dalla constatazione che il conflitto in essere tra animali predatori e allevatori sia sempre più aspro e che si debba però trovare una soluzione naturale, evitando di uccidere i predatori. Per ridurre questo conflitto il progetto, portato avanti spesso insieme a delle associazioni locali, fornisce gratuitamente cani da guardiania addestrati e cibo in dote a tutti quegli allevatori che scelgono metodi meno cruenti per gestire la presenza di predatori. Nel 2017 l’azione ha avuto il suo primo campo di prova, con successo, nelle regioni Toscana, Emilia Romagna e Calabria. A un livello ancora più esteso interviene, invece, la seconda azione di questo progetto, “A Possible Alliance”, un programma atto a migliorare la convivenza tra predatori e allevatori, aiutando questi ultimi a produrre cibo di qualità laddove decidano di coesistere in pace. «Uccidere i predatori non è mai la soluzione per risolvere i loro eventuali problemi economici. Per questo motivo «A Possible Alliance – spiega Pier Giovanni Capellino – sta lavorando per creare una piattaforma che supporti gli allevatori che firmano questo patto e che si dichiarino d’accordo sul produrre i loro prodotti rispettando allo stesso tempo la biodiversità».
Non meno importanti i progetti compresi nel programma “A Pet Is For Life” che prevedono donazioni di un milione di pasti ai canili europei, la creazione di sinergie per far adottare cani e gatti presenti nelle strutture e l’ultimo, forse il più ambizioso, che si propone di realizzare un progetto di legge da sottoporre al Parlamento Europeo per l’armonizzazione della legislazione sull’argomento del rapporto fra uomo e animali.
Senza contare naturalmente che la fondazione lavorerà, come l’azienda sul territorio piemontese, nella sua sede a San Salvatore Monferrato, in provincia di Alessandria, creando nel contempo progetti e attività con le realtà presenti nella zona e con la comunità locale che l’ha sostenuta in questi anni. Un esempio che dovrebbe essere seguito da molti imprenditori di qualsiasi settore.
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