Un nuovo sistema di monitoraggio ideato in Maine (USA), sperimentato per la prima volta in Italia e in Europa, permette di identificare la cosiddetta “specie ombrello per il monitoraggio”, ovvero quella specie la cui individuazione permette di monitorare simultaneamente altre specie, rendendo particolarmente agevole ed efficace l’attività di osservazione e controllo.
L’Università di Trieste ha applicato l’innovativo sistema di monitoraggio dei mammiferi per contrastare e controllare il declino della fauna forestale nel Parco naturale delle Prealpi Giulie.
Ideatore del protocollo è il prof. Alessio Mortelliti, professore associato di Ecologia presso il Dipartimento di Scienze della vita dell’Università degli studi di Trieste, prima professore associato in Wildlife Habitat Conservation alla University of Maine.
Nel progetto di monitoraggio sono coinvolti anche studenti delle scuole locali, primarie e secondarie, in qualità di citizen scientists, nell’ambito delle attività di educazione ambientale promosse annualmente dal Parco, accompagnati e supportati dagli studenti del corso in Ecologia dei cambiamenti globali dell’Università di Trieste.
Cos’è una “specie ombrello”
Il concetto di “specie ombrello” è noto da tempo nella biologia della conservazione, ma in questo progetto viene riadattato per le finalità del monitoraggio della fauna forestale.
Nello specifico, sono due gli obiettivi altamente innovativi:
- individuare il protocollo con il miglior rapporto costi-benefici per un determinato scopo gestionale, un protocollo che sia adattabile a seconda della disponibilità economica e al variare delle finalità dell’ente;
- identificare le cosiddette “specie ombrello”.
«Individuare delle “specie ombrello” significa identificare delle specie su cui concentrare gli sforzi, ma al contempo avere la garanzia che altre specie verranno coperte dal monitoraggio. Questo approccio rappresenta pertanto un ottimo strumento per minimizzare il costo del monitoraggio della fauna forestale e al contempo massimizzare il numero di specie coperte dal monitoraggio stesso. Per fare un esempio, il monitoraggio del gatto selvatico mediante fototrappole permette di monitorare simultaneamente altre specie, quali ad esempio martora, capriolo e volpe» spiega il professor Alessio Mortelliti.
Il ruolo del Parco
Affinché sia sostenibile nel medio-lungo termine, il progetto prevede la formazione del personale del Parco sulle tecniche di campo, l’acquisizione e la gestione dei dati, l’identificazione delle specie.
«Il progetto è qualificante per l’area per il suo livello di innovatività e per la capacità di mettere in rete un istituto di ricerca, un ente gestore di un’area protetta e la comunità locale» commenta la Presidente del Parco, Annalisa Di Lenardo.
Sotto il coordinamento del prof. Alessio Mortelliti, l’Università di Trieste e il Parco naturale regionale delle Prealpi Giulie collaboreranno in qualità di partner nel progetto “Monitoraggio Ottimale dei Mammiferi”, vinto sul bando del National Biodiversity Future Center, finanziato da NextGenerationEU, Ministero dell’Università e della Ricerca e PNRR.
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