È un mondo difficile, è vita intensa felicità a momenti e futuro incerto.
Iniziamo con una citazione musicale questo articolo sul futuro dell’Orango, che sarà tutt’altro che ridente.
Negli ultimi 60 anni, infatti, la popolazione mondiale di Oranghi si è ridotta del 50%.
L’orango, è insieme a bonobo scimpanzé e gorilla, una delle quattro grandi scimmie, le scimmie antropomorfe.
I nostri cugini, zii, procugini (tanto qualsiasi paragone utilizziamo sarebbe comunque poco corretto) sono piuttosto simili a noi: alcuni sanno usare l’Ipad, un bonobo addirittura ha imparato ad accendere il fuoco, e in generale tutti hanno alcuni comportamenti che somigliano ai nostri e ci permettono di sviluppare una particolare simpatia/empatia nei loro confronti; ad esempio nel 2014 la cassazione Argentina ha concesso il diritto di libertà a Sandra, una femmina di orango di Sumatra che era detenuta da 29 anni nello zoo di Buenos Aires, a testimonianza di un forte feeling emotivo fra l’uomo e le grandi scimmie.
Ma una cosa che sicuramente gli oranghi non hanno in comune con noi sono la prospettive future, che vedono un declino costante iniziato già il secolo scorso. Attualmente la popolazione naturale di Orango conta circa 60.000 individui, ed è composta da due sole specie: 7.300 esemplari di Pongo abelii (Orango di Sumatra) e altri circa 55.000 di Pongo pygmaeus (Orango del Borneo).
Gli oranghi spariscono perché sta sparendo il loro habitat, quelle foreste tropicali che vengono rase al suolo e convertite in piantagioni di palma da olio. Immaginatevi un’area delle dimensioni del Belgio, ecco questa è la superficie di foresta scomparsa tra il 1985 e il 2001 nel Borneo, e secondo un report dell’UNEP (il programma per l’ambiente delle Nazioni Unite) entro il 2080 potrebbe scomparire l’80% dell’attuale habitat dell’orango.
E se diminuiscono gli alberi, sui quali gli oranghi passano la maggior parte del tempo, diminuiscono anche frutti e insetti da mangiare e calano anche i piccoli mammiferi, come il Lori lento di cui l’orango si nutre in assenza di altro (ebbene sì, quel piccolo primate con gli occhioni che “fanno impazzire il web”).
In risposta a tutta questa confusione gli oranghi stanno anche cambiando le loro abitudini, sono infatti sempre più frequenti avvistamenti di individui che camminano a terra.
Ad appesantire ulteriormente la situazione ci pensano, come sempre, i bracconieri. Gli oranghi infatti vengono sia cacciati per la carne che catturati. Forse proprio per le loro caratteristiche “umane”, i cuccioli vengono venduti nel mercato nero asiatico e non solo. Secondo il WWF potrebbero esserci più oranghi per chilometro quadrato nella città di Taipei (Taiwan) che nel loro habitat naturale.
Illustrazione: Silvia Venturi
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