George Adamson lavorò come guardacaccia nel Kenya settentrionale dal 1938 al 1961. Con la pensione, però, non smise di occuparsi di fauna selvatica. Si dedicò infatti all’allevamento di animali allevati in cattività o rimasti orfani, allo scopo di reintrodurli in natura, attività a cui si era già dedicato in passato e per la quale era divenuto celebre.
La moglie Joy, che aveva sposato George Adamson in terze nozze, era un’illustratrice: aveva creato pregevoli dipinti della natura africana che le avevano fruttato un buon nome nel campo. Era innamorata dell’Africa e della sua natura selvaggia, sebbene il suo arrivo fosse stato dettato da cause non dipendenti dalla sua volontà: dall’Austria si era trasferita in Kenya insieme al primo marito, di origini ebraiche, per fuggire all’avvento del nazismo. Il suo talento artistico si rivelò presto anche nella scrittura quando, nel 1960, diede alle stampe il suo primo racconto, “Nata libera”, in cui narrava la vera storia della leonessa Elsa, che era stata allevata da lei e da George per essere reintrodotta in natura.
Le vicende di Elsa sono ancora oggi conosciutissime: durante un’uscita, George Adamson e i suoi compagni vennero improvvisamente aggrediti da una leonessa a cui dovettero sparare, uccidendola. L’animale, in realtà, stava solo proteggendo il suo territorio e la sua famiglia: una cucciolata di tre femmine, che in seguito vennero chiamate Big One, Lustica ed Elsa. Adamson, al ritorno dalla battuta, portò le tre leoncine con sé e decise di tenerle, per svezzarle ed evitare loro una morte certa. Elsa era la più piccola ma anche la più curiosa e intraprendente del trio. Mentre le sue sorelle, una volta svezzate, vennero inviate allo zoo di Rotterdam, per Elsa si decise di provare la reintroduzione in natura. Dopo non pochi fallimenti, gli Adamson riuscirono a restituire la leonessa all’ambiente selvaggio in cui era nata.
Il romanzo “Nata Libera” ebbe subito un grande successo. Dalla carta stampata alle cineprese il passo fu breve: cortometraggi, documentari e serie televisive negli anni a venire celebrarono l’epopea degli Adamson. Ma fu soprattutto la trasposizione cinematografica di “Nata libera” a rendere i coniugi delle celebrità a livello planetario. Il film divenne un classico del cinema per ragazzi.
Durante la lavorazione del film gli Adamson collaborarono come consulenti e addestratori dei leoni e strinsero una sincera amicizia con gli attori scelti per rappresentarli, Bill Travers e Virginia McKenna. Questi ultimi, da parte loro, furono segnati dall’esperienza e, pur proseguendo con successo nelle loro carriere, da quel momento decisero di dedicarsi attivamente alla salvaguardia della natura.
Entrambi i coniugi purtroppo subirono sorti avverse. Joy Adamson, nel 1980 (dieci anni dopo la separazione dal marito) venne barbaramente uccisa da un suo ex dipendente, forse a causa di debiti non saldati. Sulla sua morte però non è mai stata fatta del tutto chiarezza. George Adamson morì invece nel 1989 in un conflitto a fuoco con dei banditi somali, mentre stava accorrendo in difesa di un turista che era venuto a trovarlo e che si salvò per merito suo. Oggi si trova sepolto nel Kora National Park a fianco di suo fratello Terrance, di Super Cub, il cucciolo preferito di Terrance, e del suo leone preferito, Boy.
Il George Adamson Wildlife Preservation Trust e la Born Free Foundation, quest’ultima creata da Bill Travers e Virginia McKenna, hanno raccolto l’eredità spirituale degli Adamson e ancora adesso sono attive sul campo, per proteggere i leoni e la natura della savana africana.
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