L’altro giorno camminavo per una Milano sfavillante e colma di luci: traffico impazzito e code alle casse, c’erano tutti i cliché della frenesia consumista.
D’un tratto su uno schermo sono comparse le immagini di Papa Francesco che apriva prima la Porta Santa a Bangui, nella Repubblica Centrafricana, poi nella Basilica di San Pietro, dando ufficialmente il via al Giubileo straordinario della Misericordia.
In questo contrasto ho visto riassunte, fuori da letture conformiste e interessate, le cifre e le tensioni che animano lo scontro in atto fra la nostra società e un mondo smisurato di poveri e emarginati.
Per capire Bergoglio e il suo pontificato è importante conoscere le vicende di altri preti alla fine del mondo: da Pepe Di Paola ai suoi predecessori, Carlos Mugica, Jorge Vernazza, Oscar Romero e altri ancora. Papa Francesco è amato, ma quando afferma senza mezzi termini che “questa economia uccide” viene bollato come marxista e pauperista. Ai più sfugge che il pontefice non sta chiedendo di cambiare solo alla Chiesa, ma a tutti noi.
Il problema è che con la nostra avidità forse ci siamo già esclusi da ogni forma di autentica carità, oltre che dal ciclo del carbonio. Viaggiamo soli nel caos della nostra autodistruzione e ignoriamo le ancore di salvataggio.
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