Nel suo Bestiario Infernale lo xilografo torinese Gianni Verna rende omaggio al sommo poeta Dante Alighieri, del quale ricorrono i 700 anni dalla morte. In due tavole di legno le mani esperte di Verna hanno rappresentato tutti gli animali, una cinquantina, che Dante incontra o cita nell’Inferno.
Leggi qui l’articolo di presentazione delle tavole
Nella seconda porzione abbiamo trovato queste citazioni estratte dall’opera del poeta
Le furie
Canto IX – verso 41
dove in un punto furon dritte ratto
tre furïe infernal di sangue tinte,
che membra feminine avieno e atto,
e con idre verdissime eran cinte;
serpentelli e ceraste avien per crine,
onde le fiere tempie erano avvinte.
La falsa vacca
Canto IX – verso 13
e ’n su la punta de la rotta lacca
l’infamïa di Creti era distesa
che fu concetta ne la falsa vacca;
e quando vide noi, sé stesso morse,
sì come quei cui l’ira dentro fiacca.
Il Toro
La scultura in bronzo realizzata da Arturo Di Modica è la seconda “invenzione” creativa di Gianni Verna. Ogni campo del sapere ha un suo emblema e il Toro di Wall Street (NY) rappresenta il mondo finanziario.
Canto IX – verso 22
Qual è quel toro che si slaccia in quella
c’ha ricevuto già ’l colpo mortale,
che gir non sa, ma qua e là saltella,
Le serpi
Canto XIII – verso 39
Uomini fummo, e or siam fatti sterpi:
ben dovrebb’ esser la tua man più pia,
se state fossimo anime di serpi».
Le cagne
Canto XIII – verso 125
Di rietro a loro era la selva piena
di nere cagne, bramose e correnti
come veltri ch’uscisser di catena.
In quel che s’appiattò miser li denti,
e quel dilaceraro a brano a brano;
Il caprone
Canto XV – verso 72
La tua fortuna tanto onor ti serba,
che l’una parte e l’altra avranno fame
di te; ma lungi fia dal becco l’erba.
Le arnie
Canto XVI – verso 3
Già era in loco onde s’udia ’l rimbombo
de l’acqua che cadea ne l’altro giro,
simile a quel che l’arnie fanno rombo,
Il serpente
Canto XVII – verso 12
La faccia sua era faccia d’uom giusto,
tanto benigna avea di fuor la pelle
e d’un serpente tutto l’altro fusto;
Il castoro, la fiera e lo scorpione
Canto XVII – versi 22 e 27
lo bivero s’assetta a far sua guerra,
così la fiera pessima si stava
su l’orlo che di pietra e il sabbion serra.
Nel vano tutta sua coda guizzava,
torcendo in sù la venenosa forca
ch’a guisa di scorpion la punta armava.
Cani, pulce, mosche e tafani
Canto XVII – verso 49
… e quando al caldo suolo:
non altrimenti fan di state i cani
or col ceffo or col piè, quando son morsi
o da pulci o da mosche o da tafani.
Leone, oca e scrofa
Canto XVII – verso 59, 63 e 64:
E com’ io riguardando tra lor vegno,
in una borsa gialla vidi azzurro
che d’un leone aver faccia e contegno.
Poi, procedendo di mio sguardo il curro,
vidine un’altra come sangue rossa,
mostrando un’oca bianca più che burro.
E un che d’una scrofa azzurra e grossa
segnato avea lo suo sacchetto bianco,
Il bue
Canto XVII – verso 75
Qui distorse la bocca e di fuor trasse
la lingua, come bue che ’l naso lecchi.
Il falcone
Canto XVII – verso 127
Come ’l falcon ch’è stato assai su l’ali,
che sanza veder logoro o uccello
fa dire al falconiere «Omè, tu cali!»,
discende lasso onde si muove isnello,
per cento rote, e da lunge si pone
dal suo maestro, disdegnoso e fello;
Il Bestiario Infernale di Gianni Verna:
- Guarda qui la prima sezione della tavola
- Guarda qui la terza sezione della tavola
- Guarda qui la quarta sezione della tavola
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