A causa degli accorgimenti contro il contagio da Covid 19, l’utilizzo della plastica monouso non compostabile è aumentato nell’ultimo anno e il problema della sua dispersione nell’ambiente si è aggravato.
Nonostante gli ottimi risultati della raccolta differenziata in Italia, secondo uno studio dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), soltanto il 30% della plastica raccolta è riciclata. Il 40% viene bruciato in termovalorizzatori o inceneritori e il resto finisce in discarica. Il problema è costituito dal fatto che il riciclo meccanico è complicato e costoso e non è adatto per tutti i tipi di plastica.
C’è poi la plastica “compostabile”, quella che usiamo, per esempio, per la raccolta dell’umido. Si tratta di un materiale più che “biodegradabile”. Secondo le normative europee, infatti, un prodotto biodegradabile deve decomporsi del 90% in 6 mesi, mentre quello compostabile si deve disintegrare in meno di 3 mesi.
Il limite delle plastiche biodegradabili rispetto alle compostabili è che, alla fine del processo di decomposizione, rimangono nell’ambiente le dannosissime microplastiche che possono finire negli oceani e nella catena alimentare.
Un enzima “mangiaplastica”
Ora, gli scienziati del Berkeley Lab e della UC Berkeley hanno progettato una nuova tecnica per la produzione di plastica compostabile, che viene “digerita” da un enzima e che potrebbe diminuire l’inquinamento da microplastiche nel mondo.
«In natura, gli enzimi sono ciò che la Natura usa per scomporre le cose. In questo studio, ci siamo chiesti: “Come possono gli enzimi biodegradare la plastica in modo che torni a essere parte della Natura?”» afferma il ricercatore senior Ting Xu, della divisione di scienze dei materiali del Berkeley Lab.
In una serie di esperimenti, descritti sulla rivista Nature, Xu e coautori dello studio hanno incorporato tracce di particolari enzimi e proteinasi all’interno dei materiali plastici.
Il risultato è sorprendente, perché con della semplice acqua calda o con il compost naturale del suolo si eliminano le microplastiche in pochi giorni.
Altra sorpresa positiva è la microscopica quantità di enzimi necessaria a produrre questa plastica compostabile. Gli enzimi industriali, infatti, possono costare circa 10 dollari al chilogrammo, ma grazie alla minima quantità necessaria servirebbero solo pochi centesimi per la produzione di un chilogrammo plastica.
Lo sviluppo industriale di una pellicola di plastica molto conveniente e facilmente compostabile potrebbe andare a sostituire gli involucri di plastica monouso.
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