Tassare la vendita di carne – proprio come avviene per il tabacco – in modo da disincentivarne il consumo.
La proposta – certamente destinata a fare discutere – è al vaglio dei governi di Danimarca, Svezia e Germania.
Il perché dell’accisa
Secondo i promotori della tassa, il consumo di carne ha pesanti ripercussioni economiche sull’ambiente e sulla salute.
Il nostro Pianeta soffre il peso degli allevamenti intensivi e si stima che il 15% dei gas serra emessi provenga proprio dagli allevamenti.
Non solo: nel 2015 l’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha definito la carne rossa come probabilmente cancerogena. Insomma: se così fosse, i costi per il sistema sanitario derivanti dal consumo di carne graverebbero tanto quanto quelli del tabacco. Ne è convinto Jeremy Coller, il fondatore del fondo di investimenti Fairr che si occupa di valutare i rischi connessi all’allevamento intensivo.
«Se si guardano i costi causati dal rischio di obesità, malattie cardiovascolari e tumori, appare ovvio che una tassa sul consumo di carne è inevitabile», ha dichiarato in un’intervista al Guardian.
In Cina cala il consumo
Intanto, il governo cinese ha invitato la popolazione a diminuire il consumo di carne, percepita come un vero e proprio status symbol dalle classi sociali arricchitesi negli ultimi anni.
La Cina è uno dei maggiori consumatori di carne della regione, con un consumo pro capite che, nel 2011, ha raggiunto quasi i 50 chilogrammi all’anno.
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