La fascia alpina del Veneto si identifica con i territori del Cadore e con l’area alpina delle Dolomiti Orientali ed è forse l’unica che possiede ancora tratti di naturalità assoluta. Nel loro complesso, infatti, le Alpi costituiscono la più vasta area terrestre di naturalità nel cuore dell’Europa industrializzata che ospita una grande varietà di habitat ed ecosistemi, e conseguentemente un gran numero di specie faunistiche.
Gli animali invertebrati appartengono a numerosi gruppi: Anellidi, Isopodi, Gasteropodi, Aracnidi e Miriapodi e naturalmente diversi ordini di Insetti.
Vi sono alcuni insetti, detti insetti “turisti” che normalmente non vivono a quote elevate, ma che grazie al volo potente e sicuro sono in grado di salire fino a 3000 m e oltre, come alcune farfalle del gruppo delle vanesse, in particolare la Vanessa dell’ortica (Aglais urticae).
C’è da dire inoltre che il trasporto passivo verso le alte quote di piccoli animali, polline, detriti e sostanze organiche da parte del vento è un fenomeno di grande importanza biologica, perché permette la dispersione di numerosi organismi, e perché assicura un rifornimento di cibo per gli animali delle più alte quote.
Tra gli Insetti i Coleotteri Carabidi del genere Carabus, come Carabo di Bertolini (Carabus bertolinii), endemico delle Dolomiti meridionali e delle Prealpi venete e carniçhe, presente ad esempio nelle alte vette dell’Altopiano di Asiago, ben oltre i 2000 m.
Nel piano alpino volano varie specie di farfalle, spesso con distribuzioni relitte, localizzate e disgiunte, come i vistosi Papilionidi del genere Parnassius, tipiche farfalle delle zone montane dell’Europa e dell’Asia. Tre sono i Parnassi della fauna italiana; Mnemosine (Parnassius mnemosyne) che ha una distribuzione sporadica e localizzata sull’intero arco alpino prediligendo i versanti freschi e ombreggiati; il Febo (Parnassius phoebus), vero abitatore dei livelli alpini più elevati, che vive tra i 1500 e i 2600 m, dal Piemonte fino alle Dolomiti preferendo le aree pietrose e soleggiate; il più famoso è l’Apollo (Parnassius apollo), legato ai biotopi aperti, assolati e rocciosi, dove l’adulto ed il suo bruco sono in grado di attivarsi anche nell’aria più fredda captando i raggi del sole; può salire sino a 3000 m di altitudine.
Altre farfalle, tipiche delle alte quote, appartengono al genere Erebia, come la Grande nera bernese (Erebia pandrose), specie boreoalpina che si trova tra i 2000 e i 3000 m.
Intorno ai 3000 m si trova la zona delle nevi perenni. L’ambiente è molto difficile e richiede particolari adattamenti per i suoi abitatori permanenti; i pochi siti favorevoli sono liberi dalla neve solo per 2-3 mesi e la temperatura media annua è inferiore a zero gradi.
La vegetazione è molto ridotta, lo strato organico del suolo è sottile e frammentato. Le specie animali esclusive di questo ambiente estremo sono molto poche, la loro percentuale sul totale della fauna è quasi insignificante. Il gruppo di Insetti meglio rappresentato a queste quote è quello dei Ditteri, di cui veramente nivali delle Alpi sono una cinquantina di specie. Tra queste ad esempio, tra i 2500-3000 m circa vive un dittero chironomide ad ali ridotte, detto Mosca dei ghiacciai (Diamesa steinboecki), che vive nei microhabitat presso la neve o presso la fronte dei ghiacciai; ha una distribuzione boreoalpina, trovandosi nelle Alpi, nella Lapponia svedese e nei Pirenei.
Addirittura sulla superficie dei ghiacciai esiste la vita e gli esempi più noti sono le cosiddette Pulci delle nevi (come Isotoma nivalis e Isotoma saltans); si tratta di piccolissimi insetti lunghi circa 2 mm appartenenti al gruppo dei Collemboli, diffusissimi sull’arco alpino fino a 4000 m, ove riescono a sopravvivere a temperature anche di 30°C sotto lo zero; vivono saltellando sulla superficie di ghiacciai e nevai perenni, cibandosi di granuli di polline trasportati dal vento e depositati sulla superficie nevosa.
Si trovano comunque ancora numerosi animali, tra cui alcuni Molluschi, che riescono a vivere negli anfratti più riposti del suolo, essendo di dimensioni minime; supera i 3000 m la Lumaca di vetro pellucida (Vitrina pellucida), dalla conchiglia fine e delicata; interessante poi, la diffusione di certe specie con la conchiglia pelosa, come il genere Trichia, soprattutto in zone con condizioni di prolungata secchezza, che porta a pensare che la peluria possa servire, tra l’altro, a mantenere un equilibrio igrometrico.
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