La fioritura è una tappa fondamentale nello sviluppo della pianta, fattore cruciale sia negli ambienti naturali, sia nell’agricoltura. Per questo è da sempre oggetto di studio, e in particolare lo sono i fattori interni che permettono alla pianta di passare dallo stadio giovanile a quello adulto. Molti di questi sono ormoni, cioè piccole molecole mobili che influenzano l’attività di cellule e tessuti anche lontano da punto di produzione.
Lo studio “Strigolactones promote flowering by inducing the miR319-LA-SFT module in tomato”, condotto su pomodoro da un gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, da poco pubblicato sulla prestigiosa rivista Proceedings of the Nationa Academy of Sciences USA, ha indagato sull’effetto che gli strigolattoni, l’ultima classe di ormoni vegetali in ordine di scoperta, hanno sulla fioritura, e ha dimostrato la loro capacità di promuovere la transizione della pianta.
Piante di pomodoro geneticamente compromesse
Come spiega la professoressa Francesca Cardinale, coordinatrice de gruppo di lavoro, che si occupa di queste molecole da diversi anni: «Durante i nostri studi ci siamo accorti che piante di pomodoro geneticamente compromesse nella produzione di strigolattoni fiorivano poco e tardi, soprattutto in caso di stress. Abbiamo anche notato che il trattamento con strigolattoni di sintesi, o una iperattivazione della loro via biosintetica nelle foglie e fusto, portava a una fioritura precoce e più abbondante».
Partendo da queste osservazioni i ricercatori hanno cercato di capire più precisamente su quali tappe dello sviluppo riproduttivo si esercitasse l’azione degli strigolattoni e dove questi si posizionassero nella rete molecolare di modulatori della fioritura.
L’indagine ha, inoltre, evidenziato come la carenza di strigolattoni, tra le altre cose, stimoli la produzione delle gibberelline, ormoni che a loro volta hanno effetti diversi sulla fioritura a seconda della specie (nel pomodoro la sfavoriscono, mentre in altre piante, come per esempio i riso, la promuovono). Ciò spiega perché i difetti nella sintesi o percezione degli strigolattoni siano più evidenti in alcune specie – oltre a pomodoro, patata, petunia e alcune leguminose – che in altre.
La ricerca, oltre ad avere aggiunto un importante tassello nel controllo della fioritura in una pianta di interesse agronomico, apre a diversi sviluppi applicativi, come per esempio le pratiche di trattamento con strigolattoni contenuti in biostimolanti o l’adozione di specifiche combinazioni di innesto. E alla possibilità di indirizzare il processo di acclimatazione allo stress, di cui gli strigolattoni sono importanti attori, se vogliamo che le piante continuino a fiorire e produrre per noi e per l’ambiente, nonostante le temperature crescenti e l’incostante disponibilità di acqua a cui le stiamo obbligando.
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