Il glifosato non comporterebbe alcun rischio per la salute pubblica.
Ad affermarlo è stata l’EPA (Agenzia per la protezione dell’ambiente), organo federale del governo statunitense, che ha spiegato come non ci siano rischi se l’erbicida viene impiegato “come riportato sulle etichette”.
Le sentenze dicono altro
Il parere espresso dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente si scontra con quanto affermato di recente dal Tribunale di San Francisco, secondo cui il prodotto chimico sarebbe collegato a un caso di tumore, nello specifico al linfoma non Hodgkin.
«Non è la prima volta che un tribunale di San Francisco stabilisce che l’uso dell’erbicida sia legato a un linfoma non Hodgkin: era già successo lo scorso agosto, nel caso di un ex giardiniere. Negli Stati Uniti ci sono più di 11mila altre denunce relative all’uso del Roundup. Il soggetto che ha sviluppato il tumore è un uomo di 70 anni che, tra il 1980 e il 2012, ha usato regolarmente il Roundup, il prodotto della Monsanto a base di glifosato» spiega Legambiente.
Il parere dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
Consentito in 130 differenti Paesi e per più di 100 differenti colture, Roundup è stato il primo erbicida a base di glifosato a essere commercializzato, ed è tuttora il più usato nel mondo.
Fino al 2001 Monsanto ne deteneva il brevetto di produzione, ma da quando è scaduta l’esclusiva, la sostanza è stata utilizzata da numerose altre aziende. «Questo ne ha aumentato l’uso anche tra gli erbicidi venduti in Europa» sottolinea Legambiente.
Sebbene Monsanto abbia sempre sostenuto che usare Roundup sia sicuro e non causi tumori, nel 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha inserito il glifosato nella lista delle sostanze “probabilmente cancerogene”.
Nel 2017, invece, l’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA) aveva deciso di non classificare il glifosato come sostanza cancerogena, perché riteneva che non ci fossero sufficienti prove per sostenerlo.
Un recentissimo studio dell’Università di Washington State, pubblicato dalla rivista Scientific Reports getta nuova luce sul glifosato: nei topi i danni si estendono per tre generazioni. I ricercatori hanno esposto dei ratti in gravidanza a una dose pari a metà del minimo considerato innocuo, e la prima generazione nata non ha mostrato segni di problemi di salute. La seconda però, scrivono i ricercatori, ha visto un «drammatico aumento» di alcune patologie dei testicoli, delle ovaie delle ghiandole mammarie, oltre che dell’obesità.
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