Leggendo gli articoli e le opinioni che impazzano su riviste e social sul tema dell’emergenza climatica si ha l’impressione che non solo ci sia una gran confusione, ma che si cerchi di attribuire colpe a chi non ne ha, assolvendo chi ha invece la responsabilità di averci fatto raggiungere un punto, molto vicino, a quello di non ritorno. Una sorta di guerra fra generazioni, dove i meno giovani se la prendono con i ragazzi dei #FridaysForFuture colpevoli forse di ricordargli che l’aver sottovalutato la situazione non è stata cosa prudente.
Cosa possono fare i giovani?
Si sono per questo creati anche non pochi fraintendimenti su capacità e possibilità dei giovani attivisti per il clima, non si capisce quanto in buona fede e quanto invece per difendere i propri errori.
Nascono così una serie di equivoci, il primo dei quali è quello di leggere la preoccupazione degli umani che cercano di contrastare i cambiamenti climatici come un tentativo di salvare il pianeta.
La preoccupazione umana è invece quella di salvare la nostra specie, cosa che potrà avvenire soltanto se cercheremo di vivere il futuro in modo più responsabile. Il pianeta, come dimostrano milioni di anni e di accadimenti, si salverebbe comunque, certo non nelle attuali condizioni ma con mutati equilibri e magari senza più la presenza dell’homo sapiens.
Quelli che infatti rischiano di vedere un orizzonte a tinte molto fosche siamo noi, che inevitabilmente dipendiamo da altre specie e da condizioni ambientali favorevoli alla nostra vita. Dopo aver fatto estinguere decine se non centinaia di migliaia di specie animali e vegetali, grazie con la nostra scarsa lungimiranza e molta arroganza, ora siamo noi a renderci conto di essere in pericolo.
Sottovalutare il problema non aiuterà
Continuare a negare i cambiamenti climatici, a sottovalutare gli effetti collaterali devastanti non ci aiuterà a mantenere questo stato di cose, nemmeno nel breve periodo. Il solo scioglimento dei ghiacci causato dall’innalzamento delle temperature costringerà milioni di persone ad abbandonare le zone costiere, compiendo la più grande migrazione di massa di questi secoli e probabilmente di sempre.
Dato quindi per certo l’effetto che avrà il rialzo della temperatura sull’ambiente terrestre, con tutte le conseguenze del caso, torniamo a Greta Thunberg e ai milioni di giovani che in tutto il mondo hanno riempito strade e piazze. Colorati, presenti e pacifici si preoccupano, giustamente, del loro futuro: sarà, infatti, proprio la loro generazione a subire il peso schiacciante di quanto succederà in conseguenza delle azioni dell’oggi sommate alle scelte già fatte nel recente passato. A cui vanno aggiunte anche le molte omissioni rappresentate da tutto quello che non è stato messo in atto in modo consapevole, raccontando bugie alle quali molti di noi acriticamente credono senza fiatare.
Di chi sono le colpe e chi è il problema
Il secolo scorso, dopo l’avvento dell’industrializzazione, è stato l’inizio di un sistema vorace che ha messo ricchezza e consumi al primo posto, facendo credere che l’ambiente avesse un potere di autorigenerazione infinito. I fatti ci dicono che questa è stata la più grande bugia che il capitalismo, con il suo consumismo, abbia inventato, diffuso, reso credibile.
Trasferire il problema sui giovani e dover leggere che Greta è antipatica, saccente ed è una pedina di una gigantesca campagna mediatica rappresenta quindi un caso di scuola del teorema dito-luna-sciocco, dove proprio quest’ultimo anziché contemplare il meraviglioso satellite terrestre si incaponisce a guardare il dito. Rischiando di trovarsi presto con i piedi a mollo, specie se lo sta guardando da una riva oceanica.
Greta non è simpatica, probabilmente è vero, e questa cosa può essere una caratteristica che le deriva dalla sindrome di Asperger, che crea una difficoltà nel creare e gestire rapporti empatici. Ma questa difficoltà pare ampiamente bilanciata per contro dalla capacità, quella che lei stessa chiama #AspiPower (potere Asperger), di mettere in fila i concetti come i grani di un rosario, senza perderne nemmeno uno. Ma davvero secondo qualcuno il problema di quest’attimo presente può essere davvero la simpatia o l’antipatia di Greta, se lei agisca in proprio o sia filoguidata da chissà quale potete forte, come sostengono i complottisti? Oppure il problema, reale è solo la questione dei cambiamenti climatici? Se Greta fosse più comunicativa di Papa Francesco il problema sarebbe risolto? Sembrerebbe proprio di no.
Ragazzi in prima linea: non accadeva da decenni
Secondo certe critiche non ne escono bene neanche i ragazzi del movimento #FridaysForFuture, colpevoli di non essere abbastanza consapevoli, abbastanza preparati, abbastanza attenti.
Scusate se intanto in milioni si sono riversati nelle strade di tutto il mondo, colorati e sorridenti, pacifici, lanciando slogan davvero cattivi e pieni di odio secondo alcuni. Forse saranno rimasti turbati dall’ormai famoso “ne abbiam pieni i polmoni” oppure “non facciamoci fare dalla CO2 palle così”? O sarà stato il fatto che qualcuno di loro fumava e altri che hanno incendiato simbolicamente un mondo di carta, per far capire la situazione e che per questo hanno quindi inquinato a loro volta? Dimenticando, prima di commentare, l’evangelico monito che recita “solo chi è senza peccato, scagli la prima pietra”.
Pochi sembrano avere capito che da decenni a questa parte una manifestazione planetaria di questa portata non si era mai vista. Senza scontri, senza danneggiamenti e senza nemmeno violenza verbale.
Milioni di ragazzi sono usciti dalle piazze virtuali e sono tornati a occupare il mondo reale, manifestando la preoccupazione di una generazione che rischia di essere travolta dai cambiamenti climatici, a livello planetario.
Certamente né loro né Greta saranno in grado, al momento, di risolvere il problema più grande che gli uomini si sono trovati a dover affrontare; dopo un secolo di completo disinteresse, reale e concreto, verso la questione ambientale. Questo lo dovrebbe capire facilmente anche il più sciocco dei commentatori: loro sono soltanto la fiammella che potrà accendere la miccia di un reale cambiamento. Facendo capire a chi gestisce il potere, a chi governa, che è tempo di cambiare rotta. Fra qualche anno questi ragazzi, che oggi sono scesi nelle piazze, saranno gli adulti di domani, quelli che presenteranno il conto a politica ed economia perché, allora sì, avranno il potere di cambiare le cose. Di influenzare consumi, scelte economiche, stili di vita e politiche ambientali e se le cose non fossero state realmente cambiate nel frattempo potrebbero non essere più così colorati e sorridenti, pacifici e commoventi nel loro tentativo di partecipare alle scelte che coinvolgono il loro futuro.
E i politici?
Già oggi han cambiato un paradigma storico: giovani in piazza ma politici a casa. Come dire: prima fate e dopo potrete venire insieme a noi. Non siete con noi, non ora almeno perché avete avuto il potere di imprimere un cambiamento ma siete stati schiavi dell’economia e del consumismo sfrenato. Milioni di ragazzi in piazza senza bandiere di partito, senza simboli, senza leader, autoconvocati: un evento epocale.
Il tempo di cambiare radicalmente la nostra impronta ecologica è arrivato, non domani ma adesso: il tempo si è esaurito e far rallentare il nostro modo di vivere, che spesso significa divorare le risorse del pianeta e produrre inquinamento, non sarà cosa semplice. Sarà come cercare di fermare un’enorme nave lanciata al massimo della potenza senza poter invertire eliche e motori, senza avere possibilità di fare macchina indietro. L’abbrivio della nave, ma anche del nostro stile di vita, avrà una durata protratta nel tempo: è per questo che occorre cambiare adesso, considerando che i risultati si potranno apprezzare probabilmente fra molto più di un decennio. E questa non è certamente una colpa di Greta Thunberg né dei giovani di #FridaysForFuture.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com