Non so se Greta Thunberg abbia letto Barry Commoner, Rachel Carson, Aurelio Peccei e i testi sacri del movimento ecologista. In ogni caso ha davanti a sé tutto il tempo per farlo. E poi onestamente poco importa.
La battaglia di Greta è una pietra angolare su cui poggia un nuovo modo di interpretare i problemi. I giovani che scendono in piazza e manifestano per il clima – a differenza di quanto hanno fatto prima i loro padri e le loro madri – non chiedono solo un mondo più giusto e più equo, chiedono di avere ancora un mondo.
Alla giovane attivista svedese e ai suoi seguaci poco importa se abbiamo trascorso la vita a inquinare e a devastare la natura oppure se abbiamo letto Antonio Cederna e fatto per bene la raccolta differenziata. Noi quarantenni, cinquantenni, sessantenni siamo comunque responsabili di ciò che è accaduto. E chi oggi vede il proprio futuro minacciato non ce lo può perdonare. Punto.
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