La giovane attivista per il Pianeta Greta Thumberg è in quarantena, perché ha accusato sintomi di coronavirus, ed è in quarantena anche l’ambientalismo. Le priorità sembrano essere diventate altre.
Intanto la Natura, dai monti alle campagne, con gli uomini chiusi nelle proprie case, fa se stessa: si comporta da Natura. L’aria in pianura padana è più pulita, si vedono i delfini nel porto di Ancona, le doppiette tacciono. La Natura sembra mandarci un messaggio di vita e di speranza. Vogliamo ascoltarlo?
Coronavirus, ne usciremo migliori?
È l’ora dell’emergenza, è l’ora di salvare vite. Poi ci sarà la ricostruzione. Da questa emergenza ne usciremo, prima o poi. Ne usciremo migliori? Dipende da noi.
Quando c’è un terremoto, si piangono i morti e poi si ricostruisce. Ma non si tirano su nuove case in mattoni a secco: si deve costruire con criteri antisismici.
L’attuale tragedia del COVID-19 è una catastrofe innanzitutto di natura ecologica. Perché letteralmente siamo andati noi uomini alla ricerca del virus che ci sta uccidendo. Abbiamo deforestato, abbiamo fatto razzia di fauna selvatica, abbiamo distrutto gli habitat naturali. Abbiamo sconvolto l’equilibrio naturale, mettendo in una condizione di pericolo la nostra specie. Come Icaro, siamo volati troppo in alto…
L’occasione della svolta sostenibile
Finita l’emergenza sanitaria, il mondo dovrà cominciare a ricostruire. Si investiranno centinaia e centinaia di miliardi di euro e di dollari per rifondare le attività produttive ed economiche. È la più grande occasione che abbiamo per dare una svolta decisiva al nostro futuro.
Si potrà seguire la strada vecchia dei mattoni a secco, per proseguire con la parafrasi del terremoto. Energia fossile, produzioni non sostenibili, crescita incontrollata e non programmata, primato della finanza sull’economia reale, sfruttamento delle risorse naturali…
Oppure quelle centinaia di miliardi, che fino a ieri non si potevano e non si volevano investire nella conversione delle economie verso uno sviluppo sostenibile, ora potranno essere indirizzati nella giusta direzione. Un modello di sviluppo sostenibile, con energie rinnovabili e con consumi più intelligenti.
Partendo dal piccolo, da ognuno di noi: abbiamo imparato a vivere facendo la spesa una volta alla settimana e siamo felici di consumare il nostro pasto con il gusto e con il piacere di essere vivi e in salute. Chi, oggi, per il desiderio di avere in tavola un frutto esotico – che per giungere a noi comporta deforestazione, mezza circumnavigazione della Terra, confezione di plastica, carburante bruciato ed emissioni per il trasporto… – chi, per avere questo, sarebbe ancora disponibile a correre il rischio che dalle foreste, violate dalle coltivazioni intensive, fuoriesca un nuovo COVID?
Altro esempio. L’industria dell’auto è in ginocchio, dalla filiera dei fornitori ai grandi Gruppi. Avrà bisogno di iniezioni di denaro per ripartire. Finanziamento per finanziamento, è l’occasione per ripartire nella direzione giusta, incentivando la conversione delle motorizzazioni.
E così via. Si pensi alle delocalizzazioni, alle industrie essenziali del biomedicale, all’agricoltura. Vogliamo ancora gli OGM e le coltivazioni intensive? Vogliamo che i finanziamenti all’agricoltura vengano spesi per diserbanti OGM o non sarebbe più saggio che sostengano le coltivazioni biologiche? Vogliamo insistere con gli allevamenti industriali e la pesca distruttiva? Vogliamo continuare a essere sommersi da un mare di plastica? Vogliamo che prosegua il riscaldamento globale e che si sciolgano i ghiacciai e il permafrost, magari liberando un virus che risale ai tempi dei dinosauri?
Abbiamo sofferto per la chiusura dei giardini e dei parchi pubblici. Vogliamo tornare a uscire di casa in città sempre più cementificate, senza spazi verdi, senza polmoni per respirare, senza poter fare attività all’aperto?
Credo che mai come oggi ci sia un vasto consenso popolare favorevole a un deciso cambiamento di rotta nei confronti della Natura. I cittadini cominciano a capire che tutelare fauna e flora selvatiche serve innanzitutto a proteggere noi stessi. Non perdiamo l’occasione, perché come recita la saggezza popolare, “passata la festa, gabbato lo santo”.
Oggi Greta Thumberg è in quarantena. È fragile come tutti e per lei, come per tutti, dobbiamo credere che ce la farà. Ma Greta è una ragazzina. Se siamo in guerra, non possiamo pensare di mandare al fronte i ragazzini. Siamo tutti noi adulti che dobbiamo farci avanti e che abbiamo la responsabilità di lasciare a loro un Pianeta in salute.
Al fronte oggi ci sono medici, infermieri e lavoratori di tutti i settori essenziali. Noi siamo in seconda linea, ma questo non vuol dire che dobbiamo stare alla finestra a guardare e a cantare. Noi cittadini, con il potere di scegliere e di indirizzare le scelte, dobbiamo pretendere che i miliardi che verranno stanziati siano indirizzati a una ricostruzione che abbia basi e criteri sostenibili.
È finito il tempo dei Green Friday. O meglio, è ora di un passaggio di consegne. Il vessillo dell’ambientalismo deve contagiare più del virus; dagli studenti deve passare a donne e uomini, madri e padri di famiglia, lavoratori, insegnanti, imprenditori, che carichino sulle proprie spalle più robuste la responsabilità del futuro del nostro Pianeta.
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