A meno di due settimane dall’omicidio di Berta Caceres, la lotta per i diritti umani e ambientali in Honduras paga un nuovo alto prezzo di sangue. Secondo quanto comunicato ai media dall’organizzazione, lo scorso martedì 15 marzo i sicari hanno ucciso Nelson Garcia, 38 anni e padre di 5 figli. Garcia era dirigente del Consejo Civico de Organizaciones Populares e Indiginas de Honduras (COPINH), il gruppo per i diritti umani e civili degli indigeni honduregni fondato proprio dalla stessa Caceres.
L’agguato dopo la manifestazione
I sicari hanno atteso Garcia poco distante dalla sua abitazione a Rio Lindo, nel Nord-ovest del Paese. L’attivista stava rincasando dove aver partecipato a una manifestazione per opporsi allo sgombero violento di un terreno occupato dai contadini per mano delle forze armate. Gli sconosciuti che gli hanno teso l’agguato l’hanno ucciso a sangue freddo: quattro colpi sparati in pieno volto.
Le responsabilità del governo
Come nel caso dell’omicidio di Berta Caceres, parrebbe esserci la mano di forze filogovernative dietro all’esecuzione di Nelson Garcia. Un delitto politico che le autorità hanno però subito negato e cercato di far passare in secondo piano.
Intanto, la situazione nel Paese si fa sempre più drammatica. Secondo l’organizzazione Global Witness, l’Honduras è lo Stato più pericoloso al mondo per l’attivismo ecologista. Tra il 2010 e il 2014 sono state 101 le persone che hanno perso la vita in Honduras per aver protestato contro la devastazione del territorio, svenduto alle multinazionali.
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