La produzione e l’impiego di amianto sono vietati dal 1992 eppure si continua a morire.
Sono dati che non lasciano spazio a interpretazioni quelli resi noti dal dossier di Legambiente, diffuso in occasione della giornata mondiale delle vittime dell’amianto.
370mila strutture da bonificare
Secondo i dati, in Italia sarebbero ancora 370mila le strutture dove sono presenti fibre di asbesto e che aspettano da anni di essere bonificate.
Di queste, 50.744 sono edifici pubblici, 214.469 edifici privati e 20.296 siti industriali. Complessivamente si tratta di quasi 58milioni di metri quadrati di coperture in cemento amianto, una vera e propria bomba ecologica.
Lombardia maglia nera
Cresce, infatti, anche il numero di casi di mesotelioma, il tumore provocato dall’esposizione alle fibre di amianto; si tratta di una neoplasia con una latenza temporale particolarmente elevata, che varia da 15 a 45 anni, ma con un decorso breve di appena un paio di anni.
La Lombardia è la regione più colpita da questa forma di tumore: su 21.463 casi di mesotelioma maligno registrati a livello nazionale tra il 1993 ed il 2012, 4.215 si sono verificati qui.
Tra le regioni che hanno pagato il prezzo più alto in termini di vite umane ci sono anche il Piemonte (3.560 casi), la Liguria (2.314), l’Emilia Romagna (2.016), il Veneto (1.743), la Toscana (1.311), la Sicilia (1.141), la Campania (1.139) e il Friuli Venezia Giulia (1.006).
«Presenteremo un esposto alla Procura della Repubblica al fine di far luce sulla vicenda, affinché i responsabili vengano indagati – ha fatto sapere il Codacons –. Servono interventi urgenti e mirati, con opere e progetti concreti di risanamento e bonifica degli edifici contaminati, non possiamo permettere che delle persone continuino ad ammalarsi ed a morire per questo».
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