Il sistema alimentare globale è complesso e interconnesso, quindi vulnerabile a molti rischi. Dalla siccità nelle aree di produzione allo sfruttamento per biocombustibili, fino all’instabilità politica e sociale nei Paesi in via di sviluppo, ma anche in quelli cosiddetti “avanzati”.
È appena stato pubblicato uno studio intitolato “Reflections on the Global Food Crisis” (Riflessioni sulla crisi globale del cibo) da The International Food Policy Research Institute.
Nello studio si evidenzia l’impennata dei prezzi nell’ultimo decennio: +224% il riso, +108% il grano, +89% il granturco. Secondo la Banca Mondiale, la crisi del cibo del 2008 ha spinto sotto la soglia di povertà oltre 130 milioni di persone, causando anche rivolte e proteste in 40 Paesi.
La FAO ha rilevato movimenti di rivolta per il cibo in Africa, Medio Oriente, America Latina e nei Caraibi. La crisi alimentare del 2008 ha evidenziato l’importanza delle interconnessioni e degli effetti “a cascata” sul sistema globale del cibo e di come i cambiamenti climatici possano far esplodere le problematiche.
Per la sicurezza del cibo
Di fronte all’incertezza e alla varietà dei fattori di rischio, per studiare gli scenari possibili e predisporre delle strategie per affrontarli vengono in aiuto le simulazioni, quelle che semplificando vengono definite “giochi di ruolo”. In questo modo si possono testare gli effetti delle azioni e delle contromosse senza confrontarsi con il rischio di fare costosi e drammatici errori nella vita reale delle popolazioni. È questo lo scopo di “Food Chain Reaction – A Global Food Security Game”, una simulazione di scenario a cui partecipano leader di governi e di organizzazioni internazionali per esplorare i possibili effetti di una crisi alimentare che potrebbe colpire il mondo tra il 2020 e 2030.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com