L’Unione Europea deve rivedere al più presto le proprie politiche sui biocarburanti, che stanno privando molte comunità locali dei paesi più poveri del terreno necessario alle coltivazioni di sussistenza.
A dirlo è Oxfam, la confederazione internazionale che riunisce numerose ong nel mondo, che ha pubblicato un report sui rischi legati alla crescente richiesta dei paesi occidentali dei cosiddetti combustibili green.
Il documento “Terra che brucia, clima che cambia: come l’industria condiziona la politica europea sui biocarburanti” mostra come questa politica abbia richiesto, dal 2012 a oggi, 78.000 km2 di terra, vale a dire un’area più grande di Belgio e Olanda messi insieme.
Secondo Oxfam, la crescente richiesta di biocarburanti in Europa priva intere comunità del diritto alla terra, come sta già accadendo in Tanzania, Perù e Indonesia.
«Le aziende che producono biocarburanti hanno troppo spesso mano libera nei paesi del sud del mondo, a causa di vuoti normativi e di un debole sistema di governance locale che non riesce a tutelare adeguatamente i diritti alla terra delle comunità locali», ha spiegato Elisa Bacciotti di Oxfam.
La lobby dei biocarburanti
Oxfam denuncia che, secondo gli ultimi dati contenuti nel Registro per la trasparenza dell’Unione Europea, solo nello scorso anno i produttori europei di biocarburanti hanno speso oltre 14 milioni di euro per l’assunzione di quasi 400 lobbisti, il tutto per influenzare la politica europea. Questo intralcio costa ai cittadini europei tra i 5,5 e i 9,1 miliardi di euro all’anno, fondi che potrebbero essere destinati a progetti per uno sviluppo maggiormente sostenibile dei combustibili green, magari partendo dagli scarti della produzione alimentare.
La richiesta all’Ue
Affinché questo trend negativo possa essere invertito, è necessario che l’Unione Europea decida di investire su forme di energie rinnovabili che siano veramente sostenibili. Nei paesi del sud del mondo, infatti, lo sviluppo delle coltivazioni di biocarburanti sta avendo anche un forte impatto ambientale: qui le emissioni di Co2 nell’atmosfera sono drasticamente aumentate.
Insomma: il problema è solo stato spostato altrove.