Cambia il clima e cambia anche la risposta degli animali ai mutamenti ambientali.
Lo conferma un nuovo studio secondo il quale i cani del passato – quando l’uomo non era ancora comparso – erano grandi come un gatto (o una mangusta).
Gli esperti hanno analizzato i resti ossei e dentari di trentadue specie di canidi vissuti fino a due milioni di anni fa e hanno verificato che le loro dimensioni erano nettamente inferiori a quelle di oggi. La ricerca condotta presso la Brown University di Providence, nel Rhode Island, ha preso in considerazione un’ampia zona degli attuali Stati Uniti, un tempo molto più calda di oggi e ricoperta di foreste.
In questo contesto ambientale è facile supporre che i cani cacciassero per appostamento; poi, con il diradamento delle foreste, avrebbero iniziato a inseguire le prede, come fanno oggi. La conseguenza di questa variazione comportamentale, successiva all’alterazione climatica, avrebbe portato a un incremento delle dimensioni medie dei quattrozampe, fino a caratterizzare le anatomie attuali.
Qualcosa di simile sarebbe accaduto anche agli erbivori che avrebbero subito un allungamento degli arti, per sfuggire meglio ai predatori e muoversi più velocemente nelle ampie praterie americane. «I risultati ottenuti ci permetteranno anche di intuire come saranno gli animali del futuro», spiegano i ricercatori statunitensi, «ma anche verificare la risposta dell’uomo ai cambiamenti climatici».
Ma qualcosa sta già accadendo. In seguito all’effetto serra, infatti, si stanno avendo dei cambiamenti nelle morfologie e nelle attitudini animali. Per esempio si è visto che i ragni e gli aracnidi in generale stanno aumentando le loro dimensioni; mentre alcuni erbivori, come i camosci, si stanno rimpicciolendo. E se non sono le dimensioni a riguardare una certa specie, può esserlo il cambiamento della sua “livrea”. E’ il caso dei coralli che con la progressiva acidificazione dei mari si stanno scolorendo, fenomeno strettamente connesso all’aumento della temperatura marina.
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