Nel cuore della costa verde, nella Sardegna centro-occidentale, esiste un luogo sospeso nella storia: il deserto di Piscinas. Afferente al comune di Arbus, Piscinas è una lingua di sabbia incontaminata lunga circa 7 km, sovrastata da alte dune di sabbia coperte di macchia mediterranea.
L’attività estrattiva della miniera dismessa di Montevecchio ha lasciato le sue tracce fino al litorale sabbioso, dove giacciono abbandonati i vecchi carrelli per il trasporto dei materiali estratti.
Oggi, le antiche strade dei minatori, sono diventate il regno di uno dei più affascinanti ungulati dell’isola: il cervo sardo-corso
Il cervo sardo-corso (Cervus elaphus corsicanus), presente esclusivamente in Sardegna e Corsica, è una sottospecie del cervo europeo, la cui origine nelle isole alimenta ancora oggi il dibattito scientifico. Rispetto al cugino continentale, il cervo sardo ha dimensioni ridotte e una struttura molto più esile. I maschi adulti arrivano a pesare circa 120 kg, contro i 250 del cervo europeo. Come si osserva in molte sottospecie endemiche della Sardegna, l’ambiente povero dal punto di vista trofico, ha imposto una riduzione della taglia e ha modellato la struttura dell’animale rendendola più agile e adatta ai movimenti nella vegetazione arbustiva.
Negli anni ’60, la popolazione sarda di cervo ha raggiunto il minimo storico con una stima di 80/100 esemplari in tutta l’isola. Le cause principali sono sempre state la deforestazione e il bracconaggio e solo grazie a impegnativi progetti di tutela si è evitato il peggio. Oggi, tra i boschi e tra le dune di Arbus, nelle notti di settembre, i bramiti dei maschi adulti in periodo riproduttivo riempiono ancora l’aria di vibrazioni capaci di destare fascino e timore in chiunque si trovi a passare qualche ora in spiaggia a ridosso del tramonto.
Per realizzare questo breve reportage, con gli amici Daniele Brotzu e Enrico Marras abbiamo deciso di trascorrere una notte in spiaggia, per essere sul posto prima dell’alba. Il cielo stellato di settembre che incornicia le dune è uno spettacolo che da solo meritava una notte all’addiaccio.
La sveglia suona al buio e dopo una tazza di tè preparata nel fornello da campeggio iniziamo a risalire le dune sabbiose. Le tracce dei cervi sono inequivocabili e alcune distano solo poche decine di metri dal luogo in cui abbiamo trascorso la notte. Mentre i nostri passi affondano nella sabbia, la quiete e il silenzio sono totali e ogni cespuglio sembra osservarci. Per un attimo, la suggestione ci gioca uno scherzo e lo scheletro di un vecchio ginepro, si materializza nelle nostre menti come un enorme cervo maschio.
Il primo incontro avviene alle prime luci del giorno con una giovane femmina che ci osserva in lontananza, in un canale sabbioso. Durante la mattina utilizziamo una tecnica di caccia fotografica non invasiva, alternando brevi spostamenti a piedi lungo i margini della vegetazione a lunghi appostamenti sotto un telo mimetico, cercando di sfruttare i cespugli per inglobare le nostre sagome.
L’incontro più emozionante e ravvicinato è quello con due femmine subito seguite da un maschio, che si affida all’invisibile traccia olfattiva per decifrarne i movimenti.
Un sincero ringraziamento agli amici Daniele e Enrico con cui ho condiviso questa avventura.
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