Ecco un nuovo articolo tratto da Rivista Natura Air – il magazine digitale di Edinat
Questa storia si svolge nei territori remoti e inospitali dello Yukon, nell’estremo nordovest del Canada, ai confini con l’Alaska, tra foresta boreale e tundra. Questo è il regno del caribù – come in Nord America viene chiamata la renna – e anche dei Gwich’in, la popolazione nativa di queste terre, uno dei gruppi etnici delle First Nations, ovvero gli antichi abitanti del Canada settentrionale e dell’Alaska che non siano Inuit o Métis.
I Gwich’in sono legati alle renne come gli indiani delle pianure lo erano ai bisonti, in un’armonica simbiosi che va avanti da 5000 anni. Da sempre cacciatori – raccoglitori, dipendono dai caribù per la sopravvivenza non solo fisica, ma anche culturale. Non a caso, sono conosciuti come il popolo dei caribù. La leggenda vuole che ciascun Gwich’in abbia una parte di caribù nel suo cuore e che ogni caribù abbia un po’ di Gwich’in nel proprio.
I caribù del fiume Porcupine (Rangifer tarandus granti) contano attualmente circa 200 mila individui, sparsi in un’area grande quanto il Belgio. I 13 remoti villaggi dove vivono i Gwich’in circoscrivono l’area frequentata dai caribù. I branchi sono in continuo movimento e detengono il record della più lunga migrazione tra i mammiferi terrestri, percorrendo ogni anno migliaia di chilometri per andare e tornare dai siti di riproduzione e allattamento situati a nord, nelle pianure costiere della Riserva naturale dell’Alaska’s Arctic National Wildlife Refuges.
I Gwich’in sono un popolo forte e tenace, ma oggi si trovano difronte alle nuove sfide del XXI secolo…
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