Proseguono, tra proteste sempre più crescenti, i preparativi per l’imminente inizio dell’ISDE (International Six Days of Enduro), il campionato mondiale di enduro previsto nelle valli Staffora (PV) e Curone (AL), sull’Appennino tra Lombardia e Piemonte, dal 30 agosto al 4 settembre.
Un’iniziativa che vedrà centinaia di moto rombare ogni giorno lungo circa 200 km di sentieri tracciati nelle zone più belle di questa parte dell’Appennino lombardo-piemontese.
La manifestazione, inizialmente prevista per il 2020 e rimandata causa Covid, era stata già annunciata nel novembre 2018 dalla FIM (Federazione Italiana Motociclismo), che ne ha poi affidato l’organizzazione al Motoclub Alfieri di Asti e al Motoclub Pavia.
La “Sei giorni” di Enduro, che dagli appassionati è considerata una sorta di olimpiade di questa specialità motociclistica, partirà e si concluderà a Rivanazzano (PV). Al momento sono 712 i piloti iscritti, provenienti da 35 nazioni. Oltre a loro, saranno presenti altre 5mila persone tra tecnici , collaboratori e sostenitori al seguito dei team. Una massa di persone che si riverseranno dunque in un’area dove sono presenti diversi habitat di interesse comunitario e di notevole delicatezza, oltre che alcuni siti della Rete Europea Natura 2000. Peraltro non ci risulta che siano state preventivamente redatte le necessarie Valutazioni di Incidenza che la normativa richiede in questi casi, dove si possono produrre varie forme di impatto ambientale, sia sui locali ecosistemi sia sulla fauna.
Tra l’altro l’evento non sembra sia stato condiviso con la popolazione del posto e con molti enti locali, come i sindaci e la Comunità Montana, oltre che con le due province di Alessandria e Pavia, sebbene ora l’organizzazione stia cercando di recuperare in tal senso.
Non a caso da febbraio 2021 le associazioni ambientaliste lombarde e piemontesi, si sono organizzate in un Coordinamento denominato “Forum SENTIERIVIVI4P”, che in una lettera a tutti gli Enti interessati «ha chiesto trasparenza ed esposto in modo analitico e argomentato i motivi che inducevano ed inducono tuttora ad essere contrari alla scelta compiuta dagli organizzatori».
È anche partita una raccolta di firme contro un’iniziativa che preoccupa molto gli ambientalisti non solo per i possibili danni ambientali e per quelli che si prevede colpiranno soprattutto la locale rete dei sentieri, ma anche per quelli di immagine. Da alcuni anni infatti si sta cercando di promuove l’Oltrepò pavese e le aree adiacenti soprattutto per un turismo lento e di qualità, attratto dalle bellezze paesaggistiche, naturalistiche ed enogastronomiche.
Questo rumoroso evento, sponsorizzato più da singoli personaggi politici che non dalle comunità locali, va nella direzione opposta, a fronte anche di un rapporto costi/benefici assai poco convincente.
Come scrive Maria Grazia Gavazza, presidente della Commissione interregionale tutela ambiente montano Liguria, Piemonte e Valle D’Aosta del Cai, «Le associazioni sono in apprensione per il forte impatto ambientale che il passaggio delle oltre settecento moto iscritte alla manifestazione, impegnate in ogni giornata di gara in tragitti di circa 200 km, avrà su questo territorio così bello, ma ecologicamente ed idrogeologicamente fragile. Inoltre saranno presenti altri mezzi di meccanici, familiari dei piloti e spettatori e tutto questo andrà ad incidere sulla viabilità ordinaria in un periodo di frenetica attività agricola legata alla vendemmia. La presenza massiccia di persone anche provenienti da varie parti del mondo solleva inoltre, in questo periodo in cui i contagi da Covid stanno nuovamente aumentando, problematiche di non facile soluzione. …Sono state inviate richieste di accesso agli atti agli enti coinvolti, sono state contattate le due Regioni ed i Prefetti interessati e, a fronte del silenzio in cui sono cadute per mesi tali richieste (un silenzio assordante quasi come il rombo delle moto sui sentieri), anche i Difensori Civici Regionali. Infine è stata inviata una lettera al Ministero della Transizione Ecologica, all’attenzione del Ministro Cingolani, e alla Commissione Ambiente dell’UE. Grazie a queste iniziative, alcune risposte, tardive e non sempre esaustive, stanno arrivando in questi giorni, ma è certo che il corretto iter di organizzazione è in forte ritardo perché le richieste di autorizzazioni e i tracciati del percorso sono stati inviati ai Comuni a luglio inoltrato pregiudicando, con tempi troppo stretti, la possibilità di elaborazione di Valutazioni di Incidenza ove necessarie, cioè nel caso in cui centinaia di piloti passino nei pressi dei siti di Rete Natura 2000».
Insomma ancora una volta l’ambiente viene utilizzato come semplice scenario a eventi che con la natura hanno niente o poco a che fare, salvo poi spacciarle come “ecologiche”. Con la politica che continua a evidenziare una drammatica insensibilità verso tali questioni.
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