In Italia più di 1 RAEE su 3 (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) sfugge alla corretta filiera dello smaltimento e del riciclo con ricadute ambientali ed economiche per il Paese. Ma i flussi “paralleli” e illegali di RAEE dove vanno a finire?
Per capirlo è stata svolta una complessa indagine durata sei mesi e, grazie anche all’utilizzo di tracker GPS, sono stati seguiti i percorsi dei RAEE dal momento dell’uscita dalle case dei consumatori fino alla loro destinazione finale (lecita o illecita).
I risultati dell’indagine “RAEE: Chi l’ha visto?” , condotta da Erion WEEE, il principale Consorzio italiano per la gestione dei RAEE, insieme ad Altroconsumo, parlano chiaro.
Tra le destinazioni anomale che sono state registrate ci sono Senegal, Egitto e Marocco, ma anche zone residenziali ed acciaierie italiane.
Il 23,5% del campione di RAEE monitorati hanno intrapreso un percorso non virtuoso: i rifiuti, infatti, dal luogo di conferimento hanno raggiunto una destinazione diversa da quella prevista, finendo in alcuni casi addirittura all’estero.
Questo cluster rappresenta un flusso illegale, perché durante il proprio percorso i rifiuti non sono mai transitati in impianti autorizzati al trattamento sfuggendo così a ogni controllo.
Giorgio Arienti, Direttore Generale di Erion WEEE commenta così i risultati: «Questa inchiesta evidenzia ancora una volta il cuore del problema: accanto al Sistema RAEE italiano – che funziona e porta benefici al Paese – c’è una zona grigia fatta anche di traffici illeciti. Affinché non vengano vanificati gli sforzi dei cittadini e dei soggetti virtuosi che operano nel settore, è necessario intensificare i controlli lungo tutta la filiera e prevedere sanzioni più dure per chi alimenta questi flussi».
Solo 6,12 kg per abitante di raccolta
Mancano all’appello circa 400.000 tonnellate di RAEE domestici, vale a dire quasi 3 milioni di grandi elettrodomestici (come frigoriferi, condizionatori e lavatrici) e più di 400 milioni di piccoli elettrodomestici (come cellulari, microonde, radio).
«Il problema non è il riciclo, ma la raccolta: una parte di questi RAEE finiscono in mano a soggetti che usano i RAEE unicamente per il proprio tornaconto, catturando le materie più facili da estrarre nel modo più economico, senza minimamente curarsi dell’aspetto ambientale. E questo comporta anche una significativa diminuzione della capacità di riciclare tutte le materie prime seconde e le materie prime critiche, fondamentali e strategiche per il nostro Paese, contenute nei RAEE».
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