A Natale i regali elettronici la fanno da padrone. Nuovi, scintillanti, costosi. Ma anche loro sono attesi da un “fine vita”: un guasto irreparabile, un’obsolescenza programmata, un cambio di moda e di gusti… Diventeranno, prima o poi, rifiuti speciali da smaltire. E non solo monitor, televisori, frigoriferi. Fra poco meno di 8 mesi diventerà operativo il cosiddetto “open scope”, ovvero l’estensione della normativa RAEE (Raccolta e Recupero di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) a una serie di prodotti fino a ora esclusi: fusibili, chiavette usb, spine, morsettiere e prolunghe… L’elenco è lungo, si fa prima a dire quali sono escluse, come fa notare Giancarlo Dezio, direttore generale di Ecolight, consorzio nazionale per la gestione dei rifiuti elettronici che raccoglie oltre 1.700 aziende: «Parliamo di tutte le apparecchiature elettriche per le quali la legge non prevede una specifica esclusione. Con l’open scope molti altri prodotti una volta giunti a fine vita dovranno seguire un processo di raccolta differenziata e specifiche operazioni di trattamento come previsto per i RAEE. Questo comporta per le imprese produttrici di farsi carico della gestione dei rifiuti che ne deriveranno».
Chi inquina paga
Il campo di applicazione della normativa RAEE verrà, così, esteso a oltre 6.000 nuove aziende, che si aggiungono alle circa 7.000 già oggi interessate dalla normativa RAEE. Produttori, importatori e distributori di apparecchiature elettriche ed elettroniche sono tenuti a finanziare il sistema di raccolta e recupero, attraverso l’azione di consorzi.
Il salto di qualità nella raccolta e smaltimento differenziato dei rifiuti elettrici ed elettronici risponde all’obiettivo europeo che prevede, entro il 2019, un tasso minimo del 65% del peso medio delle apparecchiature immesse sul mercato nei tre anni precedenti. Attualmente l’Italia si attesta di poco sopra il 40%. Di qui la necessità di intensificare lo sforzo per dare un contributo significativo alla costruzione di una vera economia circolare.
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