Mille suoni della natura, mille colori, la foresta brilla dei riflessi delle farfalle, sugli alberi si scorgono uccelli colorati che come saette risplendono nel verde delle foglie. Tutto sembra pieno di vita e la biodiversità di questa foresta tropicale offre in questa giornata di sole tutto il suo splendore… bene, questa potrebbe essere la breve descrizione di un qualsiasi turista in un ambiente tropicale… ma è tutto qui?
Vi siete mai chiesti se la nostra percezione della natura sia obiettiva? Sicuramente ciò che possiamo notare è legato ai nostri occhi, alla nostra altezza, al nostro olfatto e al nostro udito. Tuttavia, questa è una visione del tutto parziale del mondo che ci circonda. Tranquilli, questo è normale, siamo umani!
Abbiamo mai pensato a come gli altri esseri viventi percepiscono la natura?
L’uomo possiede un’ottima visione dei colori, uno scarsissimo olfatto, un udito decente ma del tutto limitato.
Gli altri animali come percepiscono le cose che noi osserviamo? Un cane probabilmente sarà estasiato dalla complessità degli odori, un calabrone sarà colpito dagli ultravioletti riflessi da alcuni fiori e… i pipistrelli notturni? Per loro il mondo è completamente diverso, la visione c’è, anche se di pessima qualità, ma è l’ecolocazione il loro senso principale.
Riescono a produrre suoni ad altissima frequenza e hanno la consapevolezza degli oggetti che li circondano ascoltando il proprio eco. Per questa ragione i fili d’erba e le foglie hanno un aspetto “soffice”, i tronchi degli alberi sono ostacoli insormontabili e le falene che volano nel buio della notte sono oggetti che con il loro movimento modificano l’eco degli ultrasuoni, con un effetto simile a quello che percepiamo quando sentiamo alterarsi il suono di un’ambulanza in avvicinamento a noi.
Un mondo molto più ricco
Se fossimo più dotati, una foresta tropicale ci apparirebbe estremamente diversa da come la possiamo percepire. La complessità dei suoni negli ambienti naturali è uno dei fattori più importanti per definire il livello di biodiversità e la scienza che studia i suoni naturali prende il nome di bioacustica.
Le nostre capacità uditive in teoria vanno da circa 20 Hertz fino a 20000 Hertz ma in pratica più avanza l’età e più si abbassa la soglia superiore. Inoltre, il nostro orecchio non è progettato per le basse frequenze, in termini acustici è come se noi vedessimo un bosco da una strettissima fessura osservando solo una minima parte di ciò che potremmo realmente vedere.
Basse (e impercettibili) frequenze
Molti animali comunicano con infrasuoni cioè suoni a bassissima frequenza che noi non possiamo percepire ma che permettono, per esempio, agli elefanti di scambiare informazioni a grandi distanze e alle balene di comunicare a decine di chilometri nelle acque degli oceani. Molti passeriformi emettono sequenze rapide di vocalizzazioni per noi poco distinguibili ma piene di significato per i loro conspecifici. Insetti, pipistrelli e delfini vanno ben oltre il nostro limite dei 20000 Hz sfiorando in alcuni casi persino i 250.000 Hz.
Questa breve introduzione al mondo della bioacustica vuole fare notare che il mondo è molto più complesso di come noi lo percepiamo e i suoni sono una componente fondamentale della comunicazione, una sorta di internet naturale a noi in gran parte sconosciuta ma che i ricercatori stanno lentamente svelando … ma siamo ancora agli inizi!
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com