La Corte d’Assise di Brescia, che sta conducendo un complesso processo sull’ipotesi che Mario Bozzoli, imprenditore scomparso a Marcheno, sia stato ucciso e gettato in un forno, ha ordinato una perizia per cercare di fare luce su questa macabra vicenda.
Scopo dell’esperimento peritale è quello di stabilire cosa succede a un corpo quando viene gettato nel metallo fuso e per questo dovrebbe essere usato il cadavere di un maiale, vestito per l’occasione con abiti umani.
La decisione di usare un maiale ha fatto infuriare molte associazioni protezionistiche, che si sono dette contrarie a questa ipotesi, ritenendola irrispettosa nei confronti dell’animale, che seppur malato non dovrebbe essere utilizzato per questo esperimento ma curato e affidato a un santuario.
I presidenti di cinque associazioni l’istanza alla Corte d’assise di Brescia avanzata dai presidenti di cinque associazioni animaliste (Leidaa Odv-Ets, Oipa Odv, Gaia Animali e Ambiente Odv, Leal e Lndc Animal protection) hanno presentato un’istanza al presidente della corte, affinché revochi l’impiego dell’animale. Identica richiesta è stata avanzata da altre associazioni fra cui LAV.
I maiali, da sempre anche se pochi se lo immaginano, sono utilizzati in diversi esperimenti, non ultimo i test balistici per valutare l’effetto delle munizioni, in quanto i loro tessuti sono i più simili a quelli umani. Per la stessa ragione i maiali, animali decisamente sfortunati, sono stati utilizzati da sempre anche per testare le valvole cardiache e per sperimentare nuove tecniche di trapianto di organi.
I maiali sono animali molto intelligenti, eppure nonostante questo vengono trattati in modi inaccettabili, a partire dalla vita che sono costretti a subire negli allevamenti intensivi. Ogni anno, secondo i dati ISTAT, in Italia vengono macellati milioni di suini e solo nel mese di gennaio del 2022 ne sono stati uccisi, con precisione statistica 813.565.
Per questa ragione i più fanno fatica a capire perché di fronte a una strage costante, che comporta una sofferenza per gli animali che parte dal primo giorno di vita, si protesti per l’uso di un animale, comunque destinato a essere ucciso, per fare una perizia utile alla giustizia.
Su questo le associazioni giustificano la protesta anche sotto il profilo legale, in quanto l’uccisione di un maiale dovrebbe essere prevista solo nei limiti delle norme che regolano l’allevamento per usi alimentari o la sperimentazione, diversamente si potrebbe ricadere nel reato di uccisione ingiustificata di animale.
Una sottigliezza giuridica non di poco conto, che ha un suo fondamento, pur non cambiando di una virgola la sorte dei milioni di suini allevati per scopi alimentari.
Sotto il profilo pratico la questione potrebbe essere del tutto irrilevante, considerando che il maiale utilizzato per l’esecuzione di questo esperimento sarebbe comunque proveniente dalla filiera dell’allevamento e destinato a essere ucciso.
Sotto il profilo eminentemente morale si aprono diversi scenari, molto complessi che partono proprio dal rispetto dell’animale, in parte sancito dalle nostre leggi in modo sufficientemente chiaro. Può ritenersi lecito uccidere un animale per destinarlo a un fine che la legge non prevede? E ancora: cosa direbbe l’opinione pubblica se venisse utilizzato, per eseguire questa perizia, uno dei tanti cadaveri di umani rimasti senza nome, che sono presenti nei nostri obitori e poi nei cimiteri in quanto non reclamati e non identificati?
Una speculazione interessante perché se si dovesse seguire l’accertamento della verità salta all’occhio che un cadavere umano, dal punto di vista peritale, sarebbe sicuramente meglio dell’impiego di un suino morto, che per quanto compatibile non è sicuramente identico all’uso di un corpo umano. Che non dovrebbe nemmeno essere ucciso per lo scopo, trattandosi di persona già deceduta e destinata a finire in una fossa senza nome.
Sotto il profilo pratico questa teoria deve essere ritenuta, seppur macabra e irrituale, ineccepibile. Vista invece attraverso gli occhi di quello morale la nostra società non accetterebbe in modo maggioritario questa ipotesi, ritenendola un’idea irrispettosa e dissacrante, in contrasto con il rispetto dovuto a un essere umano. Lasciando così aperto il dubbio se questa differenza di visione sia davvero apprezzabile, sia sotto il profilo morale che per quello etico, oppure vada rivista per sancire il diritto di tutti gli esseri viventi a un trattamento e a una considerazione differente. Una riflessione rispetto a quello che gli uomini considerano, da sempre, essere lecito e giustificabile mettere in atto nei confronti degli animali.
Una società che non si interroga fino in fondo sui diritti è un insieme che non evolve, che non persegue la volontà di creare le condizioni per un cambio di passo, che se venisse culturalmente assimilato ci allontanerebbe per sempre da un certo genere di violenza. Riconoscendo i diritti degli animali e i nostri doveri nei loro confronti saremmo costretti a rivedere, in modo molto profondo, anche i rapporti che ci legano gli uni agli altri nella grande famiglia umana, attualmente satura di figli e figliastri, di privilegi e negazioni di ogni diritto. Una strada etica per liberare il pianeta da guerre e prevaricazioni, sulla quale sarebbe davvero bello poter riflettere.