Esiste una serie di scienziati ed esploratori italiani di fine Ottocento-prime decadi del Novecento che, sebbene non sempre conosciutissimi, ha rappresentato uno dei più vivi e attivi filoni di ricerca in campo zoologico, botanico ed etnografico. Le destinazioni di questi coraggiosi viaggiatori sono state spesso esotiche, remote e, il più delle volte, inesplorate. Tra questi si possono ricordare i cugini D’Albertis, il marchese Giacomo Doria, Carlo Emery, Elio Modigliani, Leonardo Fea, Lamberto Loria. Uno dei meno conosciuti ma al tempo stesso uno dei più interessanti rappresentanti di questo gruppo è stato sicuramente il fiorentino Odoardo Beccari.
Il principale campo di interesse di Beccari fu la botanica e in particolare lo studio delle piante esotiche. Dopo gli studi a Pisa e Bologna, lo scienziato toscano perfezionò la sua conoscenza del mondo vegetale ai prestigiosi Kew Gardens di Londra. Nel suo periodo di permanenza in Inghilterra ebbe modo di conoscere alcuni dei naturalisti più famosi della sua epoca, tra cui Charles Darwin e Joseph Dalton Hooker. Conobbe anche il primo rajah del Sarawak (lo stato malese del Borneo), James Brooke. L’incontro col carismatico uomo politico inglese (di cui aveva scritto anche Emilio Salgari) condusse Beccari a intraprendere l’esplorazione del sudest asiatico: dal 1865 al 1868, il giovane scienziato viaggiò tra le terre del Sarawak, del Brunei sull’isola del Borneo, per poi visitare altre isole appartenenti all’attuale Indonesia, alla Malesia e a Papua Nuova Guinea. Scoprì e diede il nome a numerose specie animali e vegetali. Dopo un viaggio in Etiopia e una nuova esplorazione di Papua Nuova Guinea, dove ebbe modo di osservare gli uccelli del paradiso e le popolazioni locali in compagnia di Luigi D’Albertis, nel 1878 Beccari compì la sua scoperta più importante: esplorando le foreste di Sumatra identificò l’aro titano (Amorphophallus titanum), quella che è ancor oggi ritenuta la specie vegetale dotata della più grande infiorescenza al mondo, alta circa 3 metri. Questa pianta è oggi chiamata dagli anglosassoni corpse flower (fiore cadavere) a causa del cattivo odore, simile a quello della carne marcescente, che attira i suoi impollinatori, i coleotteri della famiglia Silphidae.
L’eredità che Beccari ha lasciato ai posteri è il Nuovo Giornale Botanico Italiano, da lui fondato nel 1869, una grande collezione di reperti di storia naturale oggi conservati a Firenze, alcuni libri e una lunghissima serie di scoperte affascinanti, alcune ancora molto attuali: soltanto nel 2017, ad esempio, un gruppo di scienziati cechi ha ritrovato nelle foreste del Borneo la rarissima Thismia neptunis, pianta osservata e descritta 151 anni prima dall’esploratore toscano.
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