La seconda metà del XIX Secolo è stata l’autentica epoca d’oro dell’esplorazione naturalistica, e tra i tanti protagonisti di questa epopea non sono mancati alcuni coraggiosi naturalisti italiani. Le vicende di uno in particolare, il fiorentino Elio Modigliani, vanno ricordate per celebrare il valore e l’amore per la scoperta di quella generazione di avventurieri.
Nato nel 1860, a soli 26 anni Modigliani si avventurò nelle foreste dell’isola di Nias, in prossimità di Sumatra, per vedere da vicino i cacciatori di teste che le abitavano. Arrivò armato solo di una carabina Winchester modello Vulcan, la stessa di Buffalo Bill. Della sua attrezzatura faceva parte anche una macchina fotografica, che sembrava causare inquietudine ai locali perché temevano che rubasse loro l’anima. Altro fastidio veniva causato dall’abitudine dello scienziato di prendere calchi in gesso degli indigeni, modalità non sempre gradita a tutti. Scortato da quattro soli accompagnatori, Modigliani arrivò al leggendario villaggio di Hili Simaetano, che da decenni respingeva con forza i tentativi di conquista da parte dei colonizzatori olandesi.
Modigliani ebbe un’accesa rivalità col carismatico capovillaggio, Siwa Sahilu, al comando di un’armata di oltre 2000 uomini. Questo, per far scappare la sua scorta, di notte fece entrare di nascosto nella sua capanna un maiale. Nei suoi piani i quattro accompagnatori, di fede islamica, avrebbero dovuto scappare per non entrare a contatto con l’animale impuro, ma così non avvenne. Invece l’indomani tutta la comitiva lasciò il villaggio, per ritornare dopo poco tempo e dopo aver attraversato la zona dell’isola popolata dai cannibali. Il capovillaggio, stupito dal coraggio dimostrato dal giovane, non interferì più con le sue ricerche.
In seguito Modigliani esplorò altre aree dell’Indonesia, in particolare Engano, “L’isola delle donne”, dove si raccontava che i locali usassero le proprie donne come esca per attirare e saccheggiare le navi straniere, e l’arcipelago di Mentawai, dove però poté restare per pochi mesi a causa di un’infezione causata da un tatuaggio che si fece fare dai locali.
Ma più che un avventuriero, Modigliani è stato un grande scienziato: si stima che scoprì e descrisse 984 nuove specie animali. I suoi studi antropologici si sono rivelati preziosi nei decenni a venire per le ricerche sulle popolazioni delle aree da lui visitate.
Negli anni della dittatura fascista, Modigliani venne intenzionalmente trascurato a causa delle sue origini ebraiche. Oggi però la sua opera può essere riscoperta: i suoi libri raccontano nel dettaglio le sue avventure, e le sue collezioni si possono osservare da vicino. Gran parte dei suoi reperti zoologici si trovano infatti al museo Giacomo Doria di Genova, mentre quelli antropologici sono conservati nel museo Etnografico di Firenze.
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