Il Regno Unito è storicamente una nazione popolata da appassionati di natura. Lo vediamo dagli ascolti che fanno in televisione i documentari naturalistici della BBC, in grado di competere con programmi ben più commerciali in prima serata, o dall’incredibile numero di iscritti che conta la RSPB (Royal Society for the Protection of Birds): oltre un milione, che fanno letteralmente impallidire i pur non pochi 20.000 della nostrana LIPU, rendendola la più importante istituzione dedicata alla protezione della natura nel Vecchio Continente. Uno dei punti di forza della divulgazione naturalistica anglosassone è stato quello di restare al passo coi tempi, aggiornando di continuo i suoi sistemi per arrivare al cuore del pubblico. E così, con l’avvento della fotografia prima e della cinematografia dopo, alcuni autentici pionieri sfruttarono queste nuove tecnologie per immortalare la natura selvatica.
Pike, il visionario
Tra questi, merita di essere citato Oliver G. Pike (1877-1963), che fu tra i primi in assoluto a realizzare documentari naturalistici su pellicola. Attento conoscitore della fauna della campagna inglese, Pike si dedicò inizialmente allo studio della fotografia e inventò, insieme a un collega, il primo sistema di fototrappolaggio naturalistico, addirittura nel 1895: toccando dei fili, gli uccelli di passaggio facevano scattare una macchina fotografica che così li immortalava. Un sistema che di lì in avanti sarebbe diventato fondamentale per gli studi sulla fauna selvatica, importantissimo ancora oggi. Furono proprio i volatili il principale interesse di Pike, che nel 1900 pubblicò il primo cortometraggio a loro dedicato: In Birdland with Field Glass and Camera. Da lì in avanti le produzioni del cineasta inglese si susseguirono con regolarità e vennero proiettate nei primi cinema della nazione. Tra i più memorabili va sicuramente ricordato St. Kilda, Its People and Birds del 1908, girato sull’arcipelago di St. Kilda, ora patrimonio UNESCO, dove alcune scogliere sono popolate da migliaia di coppie di uccelli marini. Per osservare da vicino i volatili nidificanti, Pike e i suoi colleghi dovettero farsi issare sulle scogliere a strapiombo, armati dell’ingombrante cinepresa dell’epoca e legati soltanto a poche corde. Le isole vennero poi evacuate: il documentario è quindi ancor più importante perché è una rara testimonianza cinematografica dei pescatori che un tempo abitavano quelle isole. Pike fu innovatore anche nel modo di osservare e filmare la natura: gli animali venivano osservati nel loro ambiente naturale, cercando di evitare scene costruite o artefatte e limitando al minimo il disturbo arrecato loro. Di lì in avanti queste lezioni sarebbero tornate di grande aiuto, e non a caso ancora oggi il Regno Unito è la patria dove vengono realizzati i documentari naturalistici di maggior successo.
Un tuffo nel passato
Per chi volesse vedere alcune riprese storiche realizzate da Oliver Pike, alcuni spezzoni sono reperibili in rete (ad esempio qui, qui e qui), recuperati dal BFI (British Film Institute): i primi due filmati sono a colori, ma ai tempi non esisteva una tecnologia che permettesse di fissarli su pellicola e venivano quindi colorati a mano, fotogramma per fotogramma, dopo lo sviluppo. Il terzo invece è uno spezzone delle riprese che Pike effettuò sulle isole di St. Kilda, uno storico documento che rappresenta bene il lavoro di uno dei primi, grandi interpreti di un’arte che in quegli anni muoveva i suoi primi passi.
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