A nulla è valsa la pressione della comunità internazionale: negli scorsi giorni, le baleniere battenti bandiera giapponese hanno lasciato le coste salpando in direzione dell’Antartide, dando di fatto il via alla stagione della caccia alla balena che durerà fino al mese di marzo.
Nel 2014, la Corte di giustizia internazionale (Icj) si era espressa mettendo in dubbio i fini scientifici della caccia e chiedendo di fatto che questa cessasse. Anche gli attivisti si erano schierati a fianco dell’ Icj, ricordando ancora una volta come questa pratica sia al contempo inumana e insostenibile.
Dal canto suo, il Giappone ha ribadito il proprio diritto alla caccia, spiegando che non esistono dati a conferma del fatto che la popolazione di balene sia messa a rischio critico da questa attività, e annunciando che nel corso della stagione saranno cacciati 333 esemplari, vale a dire circa un terzo di quanto fatto negli scorsi anni.
Tra le voci più critiche, quella di Greenpeace Australia che, per conto del portavoce Nathaniel Pelle ha detto: “Non c’è alcun fine scientifico, ma solamente commerciale. Il Giappone sta portando avanti una pratica che la Corte di giustizia internazionale ha già dichiarato illegale”.
Complessivamente sono 4 le imbarcazioni che si sono dirette a Sud: la baleniera Nisshin Maru e tre unità per la caccia con arpione. Salpate dal porto di Shimonoseki, nel Sud-ovest del Giappone, le navi sono state salutate dalla folla, segno che la caccia alla balena è una tradizione ancora profondamente radicata nella società nipponica. “Non c’è niente di più felice di un giorno come questo”, ha infatti riferito il primo cittadino Tomoaki Nako.
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