Quando la notizia è uscita dalla Commissione Bilancio sembrava essere uno scherzo: era stato approvato un emendamento (scarica qui il testo originale) che modificava l’attuale legge che regolamenta la caccia e male tutela gli animali selvatici, consentendo nei fatti di sparare ovunque e sempre con la scusa di gestire la fauna.
L’emendamento in questione, invece, esisteva sul serio ed era stato depositato da 15 deputati, tutti appartenenti a Fratelli d’Italia, che hanno così ribadito la volontà di questa compagine politica di gestire la fauna solo tramite abbattimenti. Considerando questa necessità di contenimento non come attività venatoria, soggetta quindi ad altre valutazioni di opportunità, ma come lo strumento principe per la regolazione numerica di una fauna esuberante, quando crea problemi agli agricoltori o mette in pericolo la sicurezza dei cittadini. Il provvedimento consentirebbe, se non verrà fermato dalla Corte Costituzionale o dalla Comunità Europea, di sparare in città come nelle aree protette, in ogni circostanza di tempo, per effettuare attività di contenimento/sfoltimento di specie che possano contribuire a danneggiare i raccolti oppure costituire un pericolo per la circolazione stradale e l’incolumità pubblica. In questo modo la collettività rischierà di fare meno incontri con i cinghiali, fatto abbastanza frequente nella capitale, per esempio, a causa della pessima gestione dei rifiuti, ma non si sentirà certo più rassicurata correndo il rischio di essere colpita da un pallettone, magari destinato a un cinghiale durante una battuta di caccia nei pressi dell’Eur.
Questo provvedimento ha raccolto la netta opposizione delle associazioni di protezione degli animali e degli ambientalisti, consolidando un fronte vasto che va dalla politica alla scienza, con soltanto qualche crepa fra realtà insospettabili, che hanno protestato non tanto per gli abbattimenti nelle aree protette ma per l’assenza di una preparazione specifica dei cacciatori a cui, secondo Federparchi, non sarebbe stata resa obbligatoria una formazione sul selecontrollo.
Chiunque abbia una licenza di caccia potrà essere impiegato per il controllo degli animali selvatici, che una volta verificati sotto il profilo sanitario, potranno essere destinati al consumo umano. Chiudendo un cerchio che rischia di innescare un Far West venatorio senza fine, lungo tutto il percorso dell’anno, compresa quindi anche la stagione riproduttiva. Il coordinamento delle attività di abbattimento sarà organizzato e supervisionato dai Carabinieri Forestali, ai quali questo ulteriore compito sottrarrà personale e risorse, già esigue, allo svolgimento dei numerosissimi compiti di vigilanza e repressione dei reati. Una previsione che da molte realtà viene vista come la volontà di ridurre le attività di controllo non solo sui reati ambientali ma anche su quelli in danno di animali.
Le componenti della società civile più sensibili alle tematiche riguardanti la tutela della fauna, le associazioni, parlano di “pagina vergognosa” e di “emendamento indecente”. Sottolineando che sarebbe ora di rimettere mano alla legge di protezione della fauna, vecchia di trent’anni, per mettere i presupposti di una diversa convivenza con il mondo animale, proprio per mantenere quell’equilibrio naturale così importante per la nostra sopravvivenza sul pianeta.
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