Il “Big Year” è una sfida, una competizione informale molto nota e amata dai birdwatcher. Si tratta, molto semplicemente, di osservare il maggior numero di specie di uccelli nel corso di un anno. Si può competere con lo scopo di battere i record esistenti, oppure si può affrontare il “grande anno” con l’unico interesse di migliorare il proprio risultato personale. Ovviamente non si tratta di una gara fine a sé stessa, lo scopo fondamentale del birdwatcher sarebbe scoprire il mondo dei volatili in tutta la sua straordinaria varietà, esplorare ambienti e territori diversissimi l’uno dall’altro e migliorare le proprie capacità come cercatore. Di sicuro occorrono un’enorme quantità di tempo e di mezzi per poter affrontare una sfida del genere e ottenere risultati di prestigio: attualmente, il detentore del titolo è l’australiano John Weigel per quanto riguarda il record dell’ABA (American Birding Association), riferito al Nord America, con 840 specie di uccelli osservate in un anno. A livello mondiale, invece, il miglior Big Year è stato realizzato nel 2016 all’olandese Arjan Dwarshuis, che in un anno ha osservato un incredibile totale di 6852 specie di uccelli, esplorando i cinque continenti, osservando specie rarissime e scalzando il più celebre Noah Strycker, stella nascente del birdwatching americano e autore del bestseller Volare, che solo pochi mesi prima si era fermato ad “appena” 6042 specie. Ma c’è ancora ampio spazio per miglioramenti: si stima che le specie di uccelli esistenti al mondo siano circa 10.000.
Per quanto si tratti di una competizione tra birdwatcher ormai piuttosto conosciuta e diffusa a livello globale (complice il film commedia The Big Year, “Un anno da leoni” nella versione italiana, con protagonisti Jack Black, Owen Wilson e Steve Martin, oltre a molti libri sul tema), il Big Year è una tradizione soprattutto statunitense e canadese. Ogni anno tantissimi appassionati in tutto il Nord America si cimentano nell’impresa e si avventurano tra scogliere, boschi e campagne alla ricerca dei volatili più rari e sfuggenti. A molti ambientalisti però non è sfuggito il fatto che, nella sua forma tradizionale, questa competizione non sia particolarmente sostenibile dal punto di vista ambientale, dal momento che implica un gran numero di spostamenti in automobile o in aereo per andare a esplorare così tanti ambienti diversi. Il che può apparire come un controsenso, dato che si tratta di un’attività specificamente nata dalla passione per le bellezze naturali. E così da qualche anno, soprattutto negli Stati Uniti, è iniziata a diffondersi la moda di un Big Year alternativo e meno fine a sé stesso, più sostenibile e rispettoso dell’ambiente.
Molti appassionati hanno iniziato a spostarsi in modo meno inquinante e, dopo poco tempo, la nuova, grande sfida è stata realizzare un Big Year considerevole pur senza ricorrere all’utilizzo di mezzi di trasporto a combustibili fossili. Il nuovo “campione” di questa specialità amica dell’ambiente è Dorian Anderson, che nel 2014 ha percorso oltre 28.000 chilometri interamente in bicicletta su e giù per gli Stati Uniti, osservando la bellezza di 618 specie di uccelli diverse. Il birdwatcher è stato investito una volta da un’automobile e svariate altre volte ha rischiato di essere coinvolto in altri incidenti, ma è tornato a casa incolume. Oltre a non aver utilizzato nemmeno un grammo di benzina per i suoi spostamenti (in certi casi ha evitato anche il trasporto su navi che gli avrebbero evitato la circumnavigazione di laghi parecchio estesi), Anderson ha raccolto quasi 50.000 dollari che ha devoluto in beneficenza per progetti in campo ambientale. Un modo sicuramente nuovo e ammirevole di interpretare una vecchia tradizione e adattarla ai tempi moderni, in cui anche il più piccolo contributo può dimostrarsi prezioso per la salvaguardia dell’ambiente. Una bella galleria di immagini si può vedere sul profilo Instagram dello stesso Anderson, che raccontano quest’avventura meglio di come potrebbero farlo mille parole.