Come lo storico film di Fritz Lang del 1953. Di fatto ce ne siamo accorti tutti in questi giorni: da decenni non si verificava un autunno così “bollente”. Il motivo? L’anticiclone subtropicale che da giorni investe il sud dell’Europa regalando temperature quasi estive. Vengono risparmiati solo i paesi scandinavi dove le temperature medie stazionano intorno agli otto gradi. In generale si parla di dieci gradi oltre le medie.
Ieri ad Aosta il termometro ha sfiorato i 27 gradi centigradi, a Pozza di Fassa, in Trentino, i 24 gradi. A 2000 metri ci sono 15 gradi; mentre la quota dello zero termico è arrivata a 4000 metri, pari a quella registrabile in piena estate. Ecco perché, ragionando sull’intera annata, è possibile che il 2015 possa essere considerato l’anno più caldo della storia dell’uomo.
Il fenomeno ha gravi ripercussioni sull’ambiente, a partire dai ghiacciai, che già da molti anni stanno subendo un duro contraccolpo per via del clima. In alcune aree sono spariti del tutto. Altro effetto negativo è quello legato all’inquinamento. L’inversione termica – dovuta al grande irraggiamento diurno in contrapposizione al rilascio di energia durante la notte da parte del suolo – regna sovrana, causando nebbie fitte e accumulo di gas inquinanti. In molte città italiane le misurazioni hanno raggiunto livelli limite.
Come se non bastasse a risentirne è anche il nostro organismo che, in procinto di prepararsi al grande freddo, s’è ritrovato all’improvviso a fare i conti con un clima da primavera avanzata. A rimetterci di più sono le persone metereopatiche, con sintomi legati all’ansia, all’insonnia, alla cattiva digestione. Ma a far da padrone sono anche le sindromi parainfluenzali – mal di gola, bronchiti, leggere influenze – dovute ai repentini sbalzi termici fra il giorno e la notte.
Rimedi? Sarà la natura a fare il suo corso e a rimettere le cose in sesto. L’ondata di caldo anomalo ha infatti i giorni contati. Si arriverà al 20 novembre, poi il crollo delle temperature avrà il sopravvento. Secondo i ricercatori avremo un inverno gelido, con temperature molto rigide e grandi nevicate.
Il frutto della corrente oceanica del Niño, che quest’anno si è fatta sentire più del solito, provocando un po’ in tutto il mondo stagioni da record.
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