Il lago di Urmia, il terzo bacino salato più grande del Pianeta, si è ridotto del 60% rispetto alle dimensioni originali e ora rischia di scomparire del tutto.
L’allarme è stato lanciato dai ricercatori dell’istituto austriaco IIASA che, congiuntamente ai ricercatori dell’ateneo olandese di Wageningen, hanno studiato un piano di conservazione per il futuro del lago – situato nell’Iran del Nord al confine con la Turchia – con l’obiettivo di diminuire del 40% il consumo dell’acqua.
Le cause del prosciugamento
Negli ultimi due decenni, la superficie del lago si è ristretta a ritmi sempre più alti. Questo a causa dell’evaporazione delle acque – il lago è endoreico, ovvero non ha emissari – ma anche per via del massiccio sfruttamento. Infatti, la superficie agricola nella regione è triplicata negli ultimi vent’anni. Tuttavia, l’alta salinità del lago ha reso sempre più difficile utilizzare l’acqua per fini agricoli, causando anche lo spopolamento della regione, con pesanti ripercussioni anche sul settore turistico.
Ad aggravare la situazione ci si sono messe anche le scarse precipitazioni, che hanno fatto crollare il livello delle acque ai minimi storici e portato il tasso di evaporazione a un centimetro all’anno.
Riserva protetta
Il lago di Urmia è dal 1976 riserva della biosfera dell’Unesco e luogo di passaggio per gli uccelli migratori.
L’alta salinità dell’acqua non consente, però, che qui vivano pesci.
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