Le bioenergie consentono, in parte, di superare la dipendenza dai combustibili fossili tradizionali e per questo il loro utilizzo è aumentato molto negli ultimi anni.
Ma siamo sicuri che le bioenergie siano maggiormente rispettose dell’ambiente?
Il dubbio è stato sollevato dalla Lipu – Birdlife Italia, che ha condotto un’indagine che svela il lato più oscuro di questa nuova forma di approvvigionamento energetico.
I luoghi toccati
Secondo la Lega italiana protezione uccelli le colture destinate alla produzione di combustibili green sarebbero responsabili di gravi danni all’ambiente. Tra i casi più eclatanti c’è quello delle foreste degli Stati Uniti, dove centinaia di ettari di bosco sono stati sradicati per far spazio alla produzione destinata alla redditizia industria del pellet. Ma non serve andare tanto lontano per vedere scenari simili: le foreste dell’est della Slovacchia sono un esempio anche sul territorio europeo.
Anche le coltivazioni agricole sono toccate dal fenomeno: nella Pianura Padana la coltivazione di barbabietola destinata ad alimentare è stata in parte convertita produzione di energia green, così come è accaduto nella regione tedesca della Sassonia col mais.
Emissioni di Co2 non ridotte
Secondo la Lipu, la promozione e gli incentivi dell’Unione Europea per l’energia rinnovabile hanno portato a un uso crescente di alberi e cibo per produrre energia. Una politica, questa, che non aiuta nella lotta al cambiamento climatico e non va nel verso della protezione dell’ambiente.
Il consumo di bioenergia rappresenta i 2/3 delle rinnovabili consumate in Europa e questo tipo di combustibile, secondo l’associazione ambientalista, non ridurrebbe affatto le emissioni di carbonio.
Inoltre, la domanda crescente di bioenergia aumenta la pressione su foreste ed ecosistemi.
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