A Napoli, dove si è appena conclusa la Cop21 che riunisce i governi dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, Greenpeace ha presentato l’operazione “Mare Caldo”, un progetto appena avviato che servirà per misurare gli impatti dei cambiamenti climatici in mare. Gli oceani del pianeta, infatti, svolgono un ruolo cruciale, assorbendo dall’atmosfera CO2 e calore. Ultimamente, però, ne hanno assorbito così tanto da soffrire pesanti conseguenze: la temperatura dell’acqua che aumenta, l’acidificazione e la diminuzione dell’ossigeno hanno gravissimi impatti sulla biodiversità e non solo. I ghiacci si sciolgono e il livello del mare sale, minacciando seriamente tantissime comunità. Si stima che in Italia le temperature superficiali siano aumentate di circa 2 gradi negli ultimi 50 anni e che l’innalzamento medio annuo del livello del mare sia stato di circa 2,4 millimetri negli ultimi 20 anni.
Servono dati a lungo termine
Comprendere nel dettaglio come l’innalzamento della temperatura dell’acqua influisca sulla struttura e sul funzionamento degli ecosistemi è quindi prioritario per sviluppare nuove misure di gestione e tutela. Sono tuttavia ancora pochi gli studi sull’effetto dei cambiamenti climatici che considerano grandi scale spaziali e lunghe serie temporali di dati. Il progetto “Mare Caldo” – nato dalla collaborazione tra Greenpeace e DiSTAV (Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita dell’Università di Genova) – ha come obiettivo proprio quello di monitorare i cambiamenti nella temperatura lungo la colonna d’acqua e valutare quindi gli effetti del riscaldamento globale sugli habitat marini costieri.
Sensori fino a 40 metri di profondità
L’Isola d’Elba è un importante limite biogeografico per le specie termofile, ovvero per quegli organismi che vivono e si moltiplicano a temperature relativamente elevate, e dunque qui gli impatti dei cambiamenti climatici potrebbero essere particolarmente evidenti. Per questo motivo la stazione di monitoraggio della temperatura dell’acqua è stata installata vicino alla costa nordoccidentale dell’isola. Grazie a sensori subacquei che arrivano fino a 40 metri, le temperature saranno registrate per due anni e a varie profondità, immagazzinando dati in continuo. Si potranno così mettere in evidenza variazioni stagionali, eventuali onde di calore e fenomeni anomali, con l’obiettivo di correlare i dati raccolti a eventuali alterazioni nelle biocenosi costiere. E anche per metterli a confronto con una rete di osservazione mediterranea, poiché la stazione condividerà i propri dati con il network Mediterraneo, che in Italia vede come partner altri tre siti di rilevamento a Ischia, Portofino e Otranto.
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