È iniziato tutto leggendo un articolo in un libro che raccontava di trek indimenticabili e in particolare di safari a piedi e di quanto fosse stato emozionante. Infatti, invece di essere solo spettatore che osserva gli animali in tutta sicurezza e distanza a bordo di una jeep, diventi veramente partecipe del safari, mettendoti allo stesso livello della fauna che ti circonda.
di Nicolas Ancot
Era da un po’ di tempo che volevo fare un safari e l’idea di farlo a piedi mi intrigava. Con un minimo di ricerca su Internet, ho scoperto che il Paese ideale era lo Zambia e in particolare i Parchi nazionali del Nord e Sud Luangwa.
Sono Parchi ricchi di tutte le specie di animali che uno desidera trovare e soprattutto hanno le migliori guide, gli unici in tutta il continente africano a seguire una formazione specifica per i safari pedestri.
Sempre su Internet ho trovato anche un’agenzia specializzata (agenzia inglese, perché fino a ora questo tipo di safari sembra avere soprattutto successo con gli anglosassoni) e prenotato un safari di 8 giorni.
Due guide di Remote Africa mi aspettano all’aeroporto di Mfuwe. Dopo 10 minuti su una strada asfaltata, il 4×4 gira a destra e segue una pista piena di buche che ti fanno saltare di continuo sul sedile. «Lo chiamiamo il massaggio africano» mi dicono, con un grande sorriso.
Molto presto fa buio, ma continuiamo il massaggio per 2 ore per arrivare poi al campo, dove tutto lo staff mi sta aspettando per darmi il benvenuto. Jen, la proprietaria, mi porta al mio bungalow e mi invita al bar quando avrò finito di installarmi.
L’organizzazione di Jen e di suo marito NIck conta ben 5 campi diversi nel Luangwa e ne ho visitati 3. Ogni campo ha le sue specificità, sia come alloggio, sia come ecosistema che lo circonda. E tutti sono a dimensione umana, accogliendo un massimo di 8 o 10 ospiti.
Appena ho disfatto la mia borsa e mi sono rinfrescato dopo il lungo viaggio da Milano, Jen mi dice di venire dietro il mio bungalow. Alla luce di una torcia, stanno ammirando un pitone di quasi 2,50 m di lunghezza. «Sei fortunato» dice, «non ne vediamo quasi mai. Benvenuto nel bush africano».
L’idea di un pitone di 3 metri dietro il muro di paglia dove avrei dormito 2 ore dopo mi preoccupa, però ho preso coraggio vedendo che si muove nella direzione opposta e che sembra molto tranquillo.
(continua…)
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