I cambiamenti climatici portano alla povertà e all’insicurezza alimentare, motivo per cui molti migranti decidono di lasciare i propri paesi d’origine per cercare un futuro migliore. E’ questo quanto sottolineato da José Graziano da Silva, direttore generale della Fao, che nel corso del vertice di Parigi degli scorsi giorni ha esortato la Comunità Europea ad uno sforzo collettivo per arginare il dramma.
A farne le spese sono le fasce della popolazione globale più povere. “La fame può spingere le persone a lasciare gli affetti familiari e la casa per cercare opportunità migliori, che non sempre trovano – ha detto da Silva –. La perdita di vite umane nel mediterraneo ne è un tragico esempio. I cambiamenti climatici colpiscono la produzione agricola e potrebbero cambiare la geografia della produzione alimentare”
La fame ai tempi della ricchezza
Se per le nazioni in via di sviluppo la sicurezza alimentare è un obiettivo ancora da raggiungere, le nazioni più ricche devono affrontare il tema dello spreco alimentare. Secondo il report della Fao, il consumatori occidentali sprecano ogni anni 222 milioni di tonnellate di cibo, quasi quanto l’intera produzione dell’Africa Sub-Sahariana.
Come agire?
La mitigazione dei cambiamenti climatici è di interesse collettivo e i nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile sono già stati inserite nell’agenda politica degli stati UE, ma è arrivato il tempo di intervenire in maniera concreta. “Quest’anno dobbiamo trasformare l’impegno politico in azioni e risultati – ha aggiunto il direttore generale della Fao – questo implica garantire i finanziamenti necessari per coprire i costi di transizione verso i sistemi alimentari in grado di adattarsi”.
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