La zona umida alpina della Riserva Naturale del Pian di Spagna è all’apice settentrionale del Lario, poco sopra il lago di Como, tra la Valtellina e la Valchiavenna.
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Flora e fauna del Pian di Spagna
La pianta dominante è la cannuccia di palude, cui si accompagna la tifa maggiore. All’interno delle aree meglio conservate, come la sponda meridionale del Lago di Mezzola, alle spalle del canneto si trovano i cariceti. Nei canali sono presenti ninfee e nannufari.
L’aperta distesa è occupata da boschetti di ontano, salice, farnia, pioppo e prati ricchi di trifoglio adibiti a pascolo.
Il vero patrimonio faunistico della Riserva è costituito dagli uccelli, sia nidificanti sia, soprattutto, migratori. Fra gli uni e gli altri sono stati osservati circa duecento specie, fra cui voltolino, piro piro piccolo, cannareccione, cannaiola, cannaiola verdognola, forapaglie macchiettato, pendolino, balia nera e il rarissimo pettazzurro.
Numerose le specie di uccelli acquatici, si ricordano tuffetto, svasso maggiore, svasso piccolo, cormorano, alzavola, fischione, canapiglia, mestolone, fistione turco, moriglione, moretta, smergo maggiore e folaga.
Nella Riserva nidifica una piccola popolazione selvatica di cigno reale. Le acque dei canali, della Mera e del lago di Mezzola sono abitate da varie specie di pesci, fra cui persici, lucci, trote, agoni e anguille.
Fra i mammiferi sono comuni lepri, volpi, pipistrelli; molto rara invece è la puzzola. L’area è frequentata da una piccola popolazione di cervi.
Birdwatching
Uno dei punti migliori per osservare gli uccelli acquatici, con o senza binocolo, è il lungolago di Dascio: una passeggiata tranquilla, con tanto di panchine e bacheche sull’avifauna, che parlano dell’ecologia, degli habitat e della migrazione delle specie di uccelli più comuni presenti nella riserva.
Con l’arrivo della primavera, alle numerose specie stanziali si uniscono quelle migratrici che, partite dall’Africa, compiono il viaggio di ritorno verso Nord e sostano in quest’area prima di compiere la faticosissima traversata dell’arco alpino. Da marzo in poi, il lago è affollato da folaghe, tuffetti, germani, moriglioni, morette e marzaiole che si spostano pigramente sull’acqua increspata dalla Breva, il vento che sale da Como, oppure si tuffano sotto la superficie in cerca di cibo.
Nei canneti che coronano il lago vivono le specie più elusive: salciaiola, cannaiola, tarabuso e tarabusino, che sfruttano i colori mimetici del piumaggio e l’intrico della vegetazione per nascondersi.
Con un poco di fortuna si può osservare anche la strolaga maggiore che è stata avvistata come svernante nel corso degli anni anche se si tratta di un evento raro per la zona.
San Fedelino
Autentico gioiello dell’Alto Lario, il piccolo oratorio di San Fedelino sorge in uno scenario naturale di forte suggestione, ai piedi delle rocce del monte Peschiera, adagiato sulla sponda destra del Mera, nei pressi dell’immissione del fiume nel lago di Mezzola. Per chi proviene dal lago, ad offrirsi per prima alla vista è la piccola abside semicircolare.
La facciata è a ridosso della parete rocciosa, così che l’accesso è possibile solo dai lati. L’oratorio è uno dei più antichi esempi di architettura romanica dell’arco alpino. Fu eretto intorno all’anno 1000 dopo il ritrovamento delle spoglie di Fedele, legionario romano convertitosi al cristianesimo che qui compì il suo martirio e fu decapitato nel 286.
L’edificio è a pianta quadrata, le mura sono in pietra, il tetto è a capanna ricoperto con piote, la volta è a crociera. La visita degli interni è possibile, ma deve essere prenotata presso il Consorzio di Gestione della Riserva.
I castagni
Bellissimi castagni, che talvolta raggiungono alcuni secoli di età e presentano fusti giganteschi, punteggiano i pendii delle montagne attorno al lago. Enorme era la loro importanza nell’economia locale del passato. I frutti venivano consumati in svariati modi ed erano utilizzati anche come merce di scambio. Una volta raccolte, le castagne venivano disposte sulla graa, il graticcio di legno che separava il piano inferiore da quello superiore delle casette in pietra dove avveniva il processo di fumigazione.
Le castagne ormai secche erano poi poste in grossi sacchi di juta che venivano battuti su ceppi, per facilitare il distacco della buccia. Così lavorate, erano consumate direttamente, macinate per farne farina e impiegate in varie ricette.
Pian di Spagna
L’area è così chiamata perché nel XVII e XVIII secolo vi si installarono accampamenti spagnoli che dal Forte di Fuentes – baluardo di difesa del Cattolicesimo eretto nel 1603 sull’unica altura del Piano, il colle Monteggiolo – controllavano il territorio lariano e la parte pianeggiante della Valtellina e della Val Chiavenna. La bonifica del territorio venne intrapresa e portata a termine dagli Austriaci a metà dell’Ottocento.
Il tratto terminale dell’Adda fu fatto confluire per circa quattro chilometri in un corso artificiale rettilineo, per poi sfociare direttamente nel lago di Como. L’eccezionalità di questa zona paludosa, oggi riserva naturale, sta nel fatto di essere una delle poche zone umide d’importanza internazionale racchiusa in una regione alpina.
Il Quatrass
È la barca tipica dell’alto Lario e più precisamente della zona fra il lago di Mezzola e le foci dei fiumi Adda e Mera. Di forma rettangolare (da cui il nome quattro assi), priva di chiglia, veniva utilizzata per la pesca o per il trasporto in acque calme con fondi prevalentemente paludosi.
La costruzione, in legno di castagno, durava appena una settimana e la conservazione dello scafo era assicurata dalla spalmatura d’olio di catrame, eseguita ogni anno a primavera. Tra canneti e fondali sabbiosi, per avanzare si utilizzava un palo col quale si faceva forza sul fondale; in acque più profonde venivano impiegati due remi, rimanendo in piedi.
Manovrabilità e semplicità di costruzione hanno fatto sì che quest’imbarcazione sia sopravvissuta fino ai nostri giorni. Oggi, però, il fondo è in larice e le fiancate di abete.
Oltre la Riserva
Imperdibile l’abbazia di Piona, delicata perla del Duecento e dell’arte romanica lombarda, subito a Sud di Colico. Cuore dell’abbazia, posta in una suggestiva posizione in riva al lago, è il chiostro, caratterizzato da quarantun colonne e quattro pilastri con capitelli decorati da motivi vegetali e animali. Il campanile è stato ricostruito nel Settecento e affianca la chiesa a pianta irregolare e con una singola navata.
A Gravedona merita una visita la chiesa di S. Maria del Tiglio. Testimonianza del romanico comasco, è costruita con pietre bianche e nere. All’interno cicli affrescati tra il XIV e XV secolo.
A Colico, il Forte Montecchio è un eccezionale esempio d’architettura militare del Novecento, l’unico rimasto intatto in Italia.