“La sfida migratoria che l’Europa si trova ad affrontare si pensa sia prodotta solo dagli estremismi. Aspettate però di vedere cosa accadrà in assenza di acqua, in assenza di cibo”.
John Kerry, segretario di stato Usa, ha usato parole dure parlando alla conferenza sul clima che si è tenuta gli scorsi giorni ad Anchorage, in Alaska.
Tuttavia, secondo alcuni esperti, lo scenario dipinto da Kerry è poco lontano dai nostri occhi.
Richard Sager, professore della Columbia University di New York non ha mai nascosto la propria tesi: le migrazioni alle quali stiamo assistendo sono una concausa dei cambiamenti climatici e delle siccità che questi portano.
“Il surriscaldamento globale ha giocato un ruolo fondamentale nello scoppio delle guerre che stanno devastando il Medio Oriente – ha spiegato Sager -. La Siria è stata destabilizzata dallo spostamento interno di un milione e mezzo di persone che hanno lasciato le zone rurali. La Siria non è l’unico stato di quella regione colpito da siccità. importanti fenomeni si stanno verificando anche in Israele, Libano, Giordania, Iran e Iraq”.
Anche il continente africano vede a serio rischio la propria sicurezza alimentare: qui le criticità maggiori affliggono Sud Sudane e Somalia. Anche il “nuovo mondo” si trova a fronteggiare la minaccia delle siccità e delle carestie, con gli scenari più preoccupanti in Messico e in Centro America.
“I futuri cambiamenti climatici causeranno crisi umanitarie di vaste proporzioni – ha spiegato al quotidiano americano “The indipendent” Neil Adger, professore dell’università britannica di Exter – . Tipologie e dinamiche saranno certamente differenti, ma la causa scatenante rischia di essere quella climatica”.
Il fenomeno in numeri
Dal 2008 ad oggi sono 161 gli stati in cui disastri ambientali di vario genere – siccità, alluvioni e sismi – hanno causato migrazioni di massa.
Ogni anno, in media, 27 milioni di persone migrano per cause legate alle catastrofi ambientali.
350mila sono i migranti che, lo scorso anno, sono giunti in Europa.
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