Il castoro europeo (Castor fiber), il più grande roditore nativo del nostro continente, in Italia centro-settentrionale era presente fino a metà del Cinquecento (l’ultima segnalazione risale al 1541), ma si estinse a causa della caccia indiscriminata per la sua pregiata pelliccia, per la coda considerata un cibo prelibato e anche per la sostanza odorosa che si poteva estrarre dalle sue ghiandole, detta castoreum. La perdita e modificazione degli habitat fluviali e planiziali ha accelerato questo processo rendendo gli ambienti meno idonei alla sua presenza.
Dopo più di 500 anni di assenza, dal 2018 il castoro ha iniziato la ricolonizzazione dell’Italia. La specie è protetta in Italia dalla Direttiva Habitat, dalla Convenzione di Berna e da leggi nazionali.
Il castoro osservato nella Riserva naturale del Fondo Toce e in aree limitrofe è la prima segnalazione recente per l’area protetta e per le Alpi Occidentali.
Animale notturno adattato alla vita acquatica
Il castoro è un grande roditore sociale che può raggiungere i 30 kg di peso e una lunghezza di poco inferiore a 1,5 m. È un animale notturno adattato alla vita acquatica: nuota infatti con grande agilità in fiumi e laghi grazie alle particolari zampe posteriori palmate e alla grande coda. La sua dieta è strettamente erbivora: a seconda della stagione si nutre di corteccia, germogli e foglie di piante legnose.
In Europa attualmente esistono due specie di castoro: il castoro europeo (Castor fiber), specie autoctona maggiormente diffusa, e il castoro americano (Castor canadensis) introdotto dall’uomo in alcune aree dell’Europa Settentrionale.
Probabilmente il suo ritorno in Italia, per ora limitato a pochissime segnalazioni, è avvenuto sia per effetto di espansioni naturali dall’Austria verso il Friuli Venezia-Giulia e successivamente il Trentino Alto-Adige, sia attraverso probabili rilasci non autorizzati in diverse aree dell’Italia centrale (Toscana, Umbria e Lazio) e meridionale (Campania, Abruzzo e Molise).
Per l’esemplare osservato nella Riserva naturale del Fondo Toce e in aree limitrofe serviranno ulteriori indagini per verificare se la presenza sia dovuta a dispersione naturale dalla vicina popolazione svizzera della Valle del Rodano oppure se sia da attribuire ad altre cause.
L’Ente di gestione delle Aree protette del Ticino e Lago Maggiore e la Provincia del Verbano Cusio Ossola hanno avviato i primi monitoraggi, in coordinamento con il Consiglio Nazionale delle Ricerca – Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri (CNR – IRET), per raccogliere i primi dati di presenza e di utilizzo dell’habitat e raccogliere campioni per le analisi genetiche.
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