Leggi qui la prima parte dell’itinerario nel Parco di Portofino
Il versante meridionale del promontorio di Portofino, quello più selvaggio e inaccessibile, è il regno incontrastato della macchia mediterranea. Tra i pini marittimi, d’Aleppo e i boschetti di leccio si allargano fitte distese di mirto, corbezzolo, erica, caprifoglio e lentisco, che in primavera si arricchiscono delle fioriture dei cisti e delle ginestre.
Sulle scogliere battute dal sole e dal vento dell’Area Marina Protetta di Portofino vivono l’euforbia arborea, il limonio ligure e varie specie di Sedum. Ma, come si è visto, questo è solo uno dei volti del Parco: nelle zone più umide e ombrose, spesso a brevissima distanza dalle coste assolate, compaiono il carpino nero, l’orniello e, addirittura, il castagno. In queste zone più riparate, inoltre, possono attecchire felci rare, come l’asplenio di Petrarca, la pteride di Creta e orchidee a distribuzione limitata come l’Orchis patens, specie endemica della Liguria Centrale e Orientale. Le condizioni ambientali sono così particolari da consentire anche la sopravvivenza della sassifraga spatolata (Saxifraga cochlearis), pianta rupestre tipica delle Alpi Marittime.
Questi curiosi accostamenti riguardano anche gli animali. Anche se non sono proprio rappresentativi del Parco, a Portofino sono stati trovati anfibi legati a zone umide collinari e montane, come il geotritone, la salamandrina dagli occhiali e la rana appenninica. I grandi mammiferi sono ben rappresentati da cinghiali di grande taglia che continuano a proliferare per la mancanza di predatori naturali come i lupi. La loro presenza crea diversi problemi alla vegetazione del Parco e a chi coltiva nelle vicinanze; per questo il loro numero è tenuto sotto controllo dai piani di abbattimento selettivo dell’Ente e dai cacciatori fuori dai confini del Parco.
Ai cinghiali si sono aggiunte, una ventina di anni fa, un certo numero di capre, ora inselvatichite e perfettamente a proprio agio in questo ambiente. Non è difficile vederle, anche dal mare, mentre brucano in equilibrio precario sulle pareti di roccia.
Il promontorio è un luogo di sosta e nidificazione per molti uccelli di macchia, come l’occhiocotto e la capinera, cui si aggiungono specie più vistose, come l’upupa e il rigogolo. Sulle coste, oltre ad alcune colonie di gabbiani reali e di cormorani, con un po’ fortuna si possono osservare i maestosi voli del falco pellegrino.
Pesci e coralli: ritorno nelle acque protette
Un tempo le strapiombanti pareti di roccia del Promontorio di Portofino erano, nella porzione subacquea, coperte di coralli e di gorgonie e popolate da un buon numero di cernie e murene. Al largo nuotavano ricciole, palamite e squali, neanche tanto piccoli.
Poi, la pesca si è intensificata, il numero delle reti, delle canne e dei fucili subacquei è aumentato e questo braccio di mare ha perso la sua ricchezza ittica. Un contributo importante è stato dato dal boom della pesca sportiva subacquea, attività che per tanti anni ha richiamato nella buona stagione migliaia di pescatori.
Almeno fino al 1999, quando è stata istituita l’Area Marina Protetta di Portofino che, finalmente, ha posto forti limitazioni alla pesca, soprattutto a quella sottocosta. La vita marina del promontorio ha così iniziato a riprendere fiato: in pochi anni molti pesci sono tornati e i coralli hanno ripreso a crescere. Per rendersene conto basta mettere la testa sott’acqua a Punta Chiappa e poi, per esempio, a Zoagli. Ci accorgeremo che le differenze nella pulizia del mare, nella taglia e nella quantità dei pesci sono clamorose.
Con l’istituzione dell’Area Marina sono arrivati tanti subacquei, non per pescare ma per ammirare i fondali. Secondo alcuni, anche troppi. Del resto, le immersioni lungo le scogliere verticali di Portofino sono le più entusiasmanti di tutto il Mar Ligure e non solo. Proprio per gestire con equilibrio la presenza degli sportivi desiderosi di immergersi, l’attività dei diving center che operano nell’Area Marina Protetta è strettamente regolamentata. (www.portofinoamp.it).
Da non perdere:
- La “Via dei Tubi” in compagnia delle guide del Parco è un’avventura tra passaggi sospesi, bunker tedeschi e anguste gallerie.
- La lunga passeggiata che va da San Rocco fino all’Abbazia di San Fruttuoso, per poi risalire a Pietre Strette. Riservata a chi è allenato.
- Per i più esperti un’immersione subacquea alla Grotta dei Gamberi e alla secca dell’Isuela a Punta Chiappa.
- In canoa da Camogli fino a San Fruttuoso.
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