I disastri provocati dalle piogge, frane ed esondazioni dei giorni scorsi hanno evidenziato, ancora una volta, ciò che ormai sappiamo da tempo:
- siamo dentro fino al collo nei tanto minacciati cambiamenti climatici
- l’origine – ma soprattutto l’accelerazione di tali cambiamenti – è causata in prevalenza dall’attività umane
- viviamo in una nazione, la nostra bella Italia, fragilissima dal punto di vista ambientale e idrogeologico.
Acquisite tali consapevolezze, cosa stiamo facendo per mitigare gli effetti, spesso drammatici e disastrosi – sotto tutti i punti di vista (ambientale, sociale, economico) – di tali cambiamenti?
Ci stiamo preparando, come Stato, come comunità locali e come individui per governare, sin dove si può, questi processi?
Stiamo incrementando le nostre conoscenze, la nostra resilienza, la nostra forza d’animo?
Abbiamo un Piano d’azione e uno scenario reale a cui puntare per i prossimi decenni?
E, soprattutto, stiamo allenando ed esercitando la nostra volontà per agire in modo deciso e intelligente contro tali impatti?
Direi di no! Salvo una piccola minoranza di soggetti consapevoli, che cercano di muoversi in questa direzione, la maggior parte dell’umanità, sia come istituzioni, sia come singole persone, rimane nei fatti drammaticamente indifferente a questa situazione, come se la cosa non la riguardasse.
Ognuno cerca di sbarcare il lunario come può, rimanendo il più possibile all’interno della propria “confort-zone”, con la scusa (falsa) che si tratta di questioni troppo grandi per essere affrontate dai singoli individui e preferendo stordirsi nelle solite droghe di massa e farsi paralizzare dalle varie forme di paura che i media mainstream ci propinano con martellante continuità (oggi è il turno del Covid-19).
Eppure abbiamo tutti gli strumenti, tecnologici e di conoscenza, per agire con efficacia. Non tanto per ritornare in tempi brevi a una situazione paragonabile a quella anche solo di 100 anni fa (per quello ci vorranno generazioni), ma almeno per “cavalcare l’onda” e ridurre in modo considerevole e più gestibile gli impatti di tali cambiamenti. Ovvero, come dicono gli esperti, cominciare a gestire i rischi.
Un documento utile per saperne di più in tal senso (e quindi per intervenire poi con cognizione di causa) è il rapporto “Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in Italia” pubblicato di recente dalla Fondazione CMCC, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e che potete scaricare gratuitamente qui.
Si tratta della prima analisi integrata del rischio climatico in Italia. Un documento che, a partire dal clima atteso per i prossimi anni, si concentra su singoli aspetti strategici (scenari attesi, vita nelle città, rischio idrogeologico, risorse idriche, agricoltura, analisi dei costi, ecc.) per fornire informazioni su cosa aspettarci dal futuro e fornire uno strumento a supporto di concrete strategie di sviluppo resiliente e sostenibile.
Un testo che andrebbe attentamente studiato e fatto proprio dal Governo centrale e dalle Regioni, ma utile anche da parte delle amministrazioni comunali e dai singoli cittadini, per cominciare a muoversi tutti insieme, se non proprio coordinati, almeno nella stessa direzione.
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