Sono gli ultimi cavalli selvaggi che abitano il pianeta, i Przewalski (Equus ferus), con due cromosomi in più rispetto ai cavalli tradizionali, e per questo considerati specie a sé in passato. Vissero per secoli in Mongolia, fino all’estinzione avvenuta nel 1969. Ma nel 1977 con un programma di reintegrazione basato sugli esemplari ospiti di zoo, è stato possibile reintrodurli. L’anno caldo fu il 1992 con la reintroduzione di sedici cavalli nel Parco nazionale Hustai. L’ultimo censimento del 2014 parla di 387 individui liberi di scorrazzare per le praterie asiatiche.
Cambia la dieta dei Przewalski
Oggi, una curiosità. Petra Kazcensky e Martina Burnik Sturm del Research Institute of Wildlife Ecology dell’Università di Veterinaria di Vienna, ci fanno sapere che la dieta di questi animali non è più quella di un tempo; e che grazie a questa caratteristica le loro chance di sopravvivenza sono molto più alte. L’uomo è stato la causa della sua estinzione allo stato brado, ma ora sta contribuendo direttamente alla sua rinascita; la dieta del cavallo di Przewalski, infatti, dipende strettamente dal comportamento dei mongoli. Le analisi isotopiche fornite dalle code degli animali, hanno dato indicazioni sul tipo di dieta osservata. E’ emerso che in passato gli equini selvaggi si cibavano di erba fresca, ma anche di cespugli, con un valore nutrizionale molto più basso. L’uomo li limitava in territori sempre più ristretti, riservando il “buon pascolo” solo ai propri capi di bestiame, perlopiù bovidi. In questo modo erano costantemente a rischio. Ma ora le cose sono cambiate e i cavalli di Przewalski si nutrono esclusivamente dell’erba dei pascoli freschi e ricchi di sostanze nutritive. L’uomo, infatti, non è più una minaccia. Le ricerche viennesi hanno messo in luce il grande rispetto che gli abitanti locali riservano ora per questi animali, giudicati “santi”. Quel che non accade per altri animali che vivono in Mongolia, come gli Equus hemionus hemionus, l’asino selvatico mongolo, costantemente in pericolo.
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