La parola resurrezione è chiaramente appannaggio delle sacre scritture: non si conoscono infatti casi di creature viventi tornate in vita dopo aver cessato di respirare e pompare ossigeno per il corpo oltre un certo numero di ore.
Eppure, quel che è appena accaduto presso l’University of Cape Town, in Sudafrica, rimanda idealmente proprio a questo fenomeno.
Gli scienziati, infatti, dopo un lavoro durato trent’anni sono riusciti a riportare in vita il quagga, un animale simile alla zebra, ma privo delle caratteristiche strisce bianco-nere.
Come è possibile? Si tratta di un caso di ingegneria genetica; tenuto conto del fatto che ormai da anni siamo in grado di modificare il Dna per ottenere ibridi, chimere, e genomi da analizzare. Il Quagga Project era partito nel 1987 con la prima riproduzione di zebre con le linee meno marcate. Lo scopo? Selezionare il gene “senza strisce” per poter “conservarlo” nella discendenza. Così è stato. Dopo tre decenni, infatti, sono nate le prime zebre prive di strisce che oggi si possono incontrare in una vallata nei pressi di Città del Capo.
Reinhold Rau, a capo dello studio, afferma che tutto è iniziato accorgendosi che il quagga non era una specie distinta dalla zebra, bensì una sottospecie caratterizzata da un pelo differente. In seguito con una serie di incroci selettivi è stato possibile giungere all’importante traguardo; che non tutti considerano positivo.
Critiche sono giunte da vari centri di ricerca convinti che l’esperienza di Rau sia solo un pretesto per farsi pubblicità incidendo in modo negativo sull’ambiente. Di contro Rau prosegue per la sua strada; e la tappa successiva sarà quella di creare il primo branco di quagga pronto per essere reintrodotto ufficialmente in Africa. La sottospecie si estinse nel 1883: l’ultimo esemplare morì in uno zoo di Amsterdam.
Gianluca Grossi
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