In un modo o nell’altro sembra che gli uomini siano incapaci di riconoscere alla natura e agli ecosistemi la giusta importanza, senza considerare soltanto il valore economico, spesso illegale, che possono ricavare dal suo sfruttamento. Ogni volta che si ottiene una maggior protezione per una specie aumenta la pressione commerciale su altre, che ben presto dovranno essere protette a causa del prelievo eccessivo. Una catena davvero difficile da spezzare, che inevitabilmente compromette quella della biodiversità, alla quale ogni giorno sottrae anelli preziosi.
Nel bando del commercio di avorio, proveniente in maggior parte dal bracconaggio cui sono sottoposti gli elefanti, si è schierata da tempo anche la Cina, che è stato il maggior importatore di avorio a livello mondiale. Per questo ora i trafficanti cercano un surrogato, più facile da far viaggiare ma soprattutto appartenente a specie meno iconiche per l’opinione pubblica.
Il nuovo avorio però non proviene da specie terrestri ma dal mare, con un’are geografica molto più vicina alla Cina e quindi con meno frontiere da attraversare. Le nuove specie oggetto di traffico illegale sono le conchiglie giganti, come quelle delle tridacne (Tridacna spp.), un genere di molluschi bivalvi di grandi dimensioni. La specie più ambita è anche la più grande, la Tridacna gigas, la cui conchiglia può arrivare a pesare oltre 250 kg.
Una specie che era già soggetta a grande pressione commerciale e per questo inserita da tempo nell’appendice di massima protezione della CITES.
La forma particolare delle conchiglie la rendevano molto ricercata per essere utilizzata come complemento d’arredo, ma anche per essere impiegata come acquasantiera o come lavandino nelle abitazioni dei nuovi e vecchi ricchi.
Ora però i cinesi hanno scoperto che il guscio delle tridacne, una volta lavorato, può sostituire l’avorio per la creazione di sculture intarsiate ma anche per la realizzazione di gioielli e monili. In questo modo il valore dei gusci di tridacna è andato alle stelle, stimolando i prelievi illegali in natura. Creando così un danno enorme, che ricadrà sulle prossime generazioni perché questi molluschi giganti impiegano diversi decenni per raggiungere le loro massime dimensioni. Le grandi conchiglie bivalvi sono fondamentali per l’ambiente delle barriere coralline e la loro scomparsa crea un danno di grandissime proporzioni.
Contro il traffico di specie protette è attiva da anni l’organizzazione non governativa Wildlife Justice Commission, che è sostenuta da grandi organizzazioni ambientaliste come il WWF Internazionale o da grandi incubatori di ricerche naturalistiche come il National Geographic.
WJC ha da poco pubblicato un interessante rapporto sul traffico di queste specie protette e sulle conseguenze ambientali, dando conto dei danni provocati da questa pesca illegale e dalle azioni intraprese per cercare di contrastarla in modo efficace.
Per dare un’idea del fenomeno, ancora poco conosciuto in occidente, basti pensare che dal 2019 a oggi sono state oltre 120 mila le tonnellate di gusci sequestrati, quasi tutte con operazioni fatte nelle Filippine, che ora rappresentano il crocevia di questo traffico. A dimostrazione della sovrapposizione dei commerci illegali di avorio e conchiglie nel 2021 le autorità cinesi sono riuscite a individuare e confiscare nella provincia di Hainan, una delle più attive nel traffico di derivati protetti, più di 1.300 kg di conchiglie e zanne di avorio illegali in una sola operazione di polizia.
Appare evidente che esistano ancora molte connivenze alle frontiere con i trafficanti per agevolare questo lucroso commercio, che depreda il pianeta e mette a rischio ecosistemi e biodiversità. Una fitta rete di collegamenti tenuta in piedi dalla criminalità organizzata, da sempre in grado di cambiare obiettivi, modalità e rotte per garantirsi profitti altissimi, creando danni talvolta irreparabili.
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