In Giappone vive un ordine monastico, lo Shugendo, che ha nella montagna il fulcro della propria visione religiosa. I suoi seguaci sono detti Yamabushi. Per loro la montagna è la residenza degli spiriti e delle divinità, una sorta di “corpo” del Buddha. Uno spazio che è anzitutto un luogo di pratica dove sperimentare i propri limiti.
Lo Yamabushi intraprende lunghe marce nel corso delle quali, ascoltando le fatiche del proprio corpo, rivive le fatiche del Buddha durante gli anni della ricerca. E resistendo alla sua mente che, inevitabilmente, tenta di farlo recedere dall’intento di proseguire, si mette a confronto con le ombre dell’arrendevolezza, della paura, della pigrizia e dell’ozio.
In questo modo il monaco di montagna percorre un pellegrinaggio nel pellegrinaggio, sfidando l’avversario più temibile: la propria mente, appunto. Durante la marcia cerca rifugio in ogni suo passo e in ogni suo respiro, lì cerca il Buddha. La montagna non è per lo Yamabushi il luogo dove fuggire dai propri limiti, ma piuttosto lo spazio adatto per vincerli.
Perdonatemi il raffronto, che ad alcuni potrà apparire pedestre, forse perfino insolente, ma il maratoneta potrà comprendere meglio di altri la marcia dello Yamabushi. Del resto la maratona, come ha scritto il romanziere italiano Mauro Covacich, più che uno sport è un’arte marziale. La disciplina a cui si sottopone il maratoneta è interiore. E sebbene lo scopo finale, ovvero tagliare un traguardo, sia molto meno nobile dell’incontro col Buddha, anche nella sfida del maratoneta prevale il concetto della resistenza. Non è l’atleta più veloce, e nemmeno quello più forte, è “soltanto” quello più resistente. E sviluppando la resistenza nelle gare, il maratoneta impara a resistere nella vita.
Sbaglia chi crede che la maratona si riduca solo a quei quarantadue chilometri e poco più da correre nel minore tempo possibile. La sfida autentica è resistere, andare oltre. Oltre gli ostacoli che offuscano la ragione, oltre i fantasmi che vorrebbero farti desistere. Proprio come i monaci marciatori del Giappone si instradano lungo il sentiero, verso le profondità della montagna, il maratoneta si avvia alla ricerca di quelle risposte che spesso sembrano perdersi nel vento. Là, dove è la dimora del nulla.
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