In tutto il mondo esistono commerci illegali che vedono al centro gli animali, sia per quanto concerne i derivati che il traffico di esemplari vivi. Il proibito se da una parte innalza il livello delle tutele dall’altra costituisce uno stimolo alla trasgressione, specie nelle ricche civiltà occidentali.
Probabilmente diversa la ragione che porta alcune regioni dell’India a mantenere viva la tradizione di consumare carne di cane, una pratica ancora molto diffusa in Oriente che, anche se sempre più contrastata, è ancora molto lontana dallo scomparire. Il consumo di carne di cane è ritenuto inaccettabile nelle civiltà occidentali, ritenendolo il migliore amico dell’uomo, del quale appare impossibile potersi cibare.
Ma in ogni Paese ci sono usi diversi e, solo per fare un esempio, per gli anglosassoni l’idea di cibarsi di carne di cavallo o di asino suscita lo stesso sdegno che suscita in un italiano il mangiare i cani.
Un nuovo video della PETA India, realizzato nei mercati nel nordest indiano, rivela invece un florido commercio della carne di cane. Con tutti i maltrattamenti oramai ben noti che accompagnano i wet market, i mercati umidi che il mondo ha imparato a conoscere soprattutto da quando è scoppiata la pandemia. Realtà che non sono solo una fonte di sofferenza per gli animali ma che rappresentano un grave pericolo per la salute umana, dove cani, polli, capre e altri animali vengono macellati senza alcuno stordimento preventivo, né adottando cautele per evitare il rischio di malattie per gli uomini.
Situazioni che dopo lo scoppio della pandemia di Covid che sembrerebbe essere partita proprio da uno di questi mercati a Wuhan, in Cina, avrebbero dovuto essere vietate ovunque. Purtroppo, dopo un iniziale impegno dei governi con una stretta molto forte sui cosiddetti mercati umidi, tutto sembra essere ripreso come prima, se non peggio.
«Che vendano cani a Dimapur o uccelli a Brooklyn, i sordidi mercati di animali vivi sono luoghi di sofferenza e covi di germi per le pandemie» afferma la Vicepresidente dei Programmi Internazionali della PETA Mimi Bekhechi. «Le entitá PETA di tutto il mondo si stanno appellando all’Organizzazione mondiale della sanità affinché questi mercati crudeli e pericolosi vengano chiusi una volta per tutte, ed esortano chiunque sia disturbato da questo filmato a diventare vegano».
PETA India ha presentato un esposto e denunciato alle autorità locali i mercati di animali vivi, che sembrano inoltre violare le leggi sulla protezione della fauna selvatica e degli animali.
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